Per Julian Assange e Tariq Ramadan accuse di stupro fabbricate per farli fuori a costo zero

La procura svedese archivia le accuse di stupro nei confronti di Julian Assange, Tariq Ramadan invece è stato scarcerato dopo che le indagini hanno dimostrato la nullità delle accuse, contro entrambi l’accusa infamante di violenza sessuale è stata usata come arma di distruzione politica e chi denuncia il falso difficilmente paga.

La Procura svedese ha deciso di chiudere le indagini preliminari a carico di Julian Assange che nel 2010 era stato accusato da due donne di aver avuto dei rapporti sessuali non completamente consenzienti cioè, non esattamente di stupro, il consenso al rapporto c’era ma Assange secondo l’accusa non avrebbe usato il preservativo senza avvisare le donne, tanto è bastato per far spiccare un mandato d’arresto internazionale a carico del fondatore di Wikileaks e per tenerlo in ballo quasi 10 anni.

Assange dopo aver passato sette anni rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra è stato arrestato nel 2019 grazie al beneplacito del nuovo presidente del paese andino Lenin Moreno che ha venduto l’attivista australiano tradendo la politica di asilo del suo predecessore Rafael Correa. 

Gli Stati Uniti hanno presentato nei confronti di Assange altri 17 capi d’imputazione e un totale di 170 anni di carcere  per reati federali che comprendono l’accesso e la divulgazione di segreti di Stato, in precedenza aveva formalizzato l’accusa di conspirazione. 

La procura svedese ha dichiarato ora che le prove presentate contro Assange non erano abbastanza convincenti, insomma le prove non ci sono, anche perché aldilà dell’accusa delle dirette interessate è difficile immaginare altro tipo di evidenze.

Nel novembre del 2018 Tariq Ramadan viene scarcerato dopo 10 mesi di carcere preventivo, ad oggi dopo un anno il processo per violenza sessuale non è ancora nemmeno iniziato. 

La Corte D’Appello Di Parigi aveva deciso per la scarcerazione dopo che le indagini avevano indebolito notevolmente la già precaria credibilità delle accuse e delle tre accusatrici, pertanto per una delle tre è stata chiesta l’archiviazione mentre le altre due Henda Ayari e Christelle, note per il loro attivismo anti-islamico e per le frequentazioni con ambienti dell’islamofobia francese, hanno ripetutamente mentito riguardo alle circostanze dei fatti che denunciano. Tutto ciò è emerso dalle testimonianze dei loro stessi parenti ed amici e dalle conversazioni telefoniche con l’imputato.

Sia nel caso di Assange che nel caso di Ramadan, la giustizia di paesi europei ha risposto alla necessità politica arrestare due uomini scomodi per reati che non sono previsti dal nostro ordinamento o che non sono perseguibili in Europa: per Assange, il reato di cospirazione attribuitogli dalla giustizia americana per aver fatto emergere le malefatte dei governi USA e per Tariq Ramadan, il reato di libero pensiero, oltraggio al fanatismo laicista francese e sobillazione delle coscienze dei musulmani europei. 

Per farlo si è ricorso ad un metodo vecchio quanto il mondo e ad un’accusa infamante come poche: quella di violenza sessuale su una donna e in questo caso su più di una. 

Anche in tempi precedenti al fenomeno del metoo, l’accusa di stupro si è rivelata un’arma molto efficace per distruggere gli oppositori politici e intellettuali, trattandosi di un’accusa indisiosissima da cui è difficile difendersi soprattutto quando si basa esclusivamente sulla testimonianza dell’accusatrice e ancor più quando i presunti fatti risalgono a molti anni prima. 

Altro fattore che fa propendere per l’utilizzo dell’accusa di violenza sessuale a fini di squadrismo politico-istituzionale è il fatto che a differenza di altre tipologie di reato, nel caso dello stupro, una volta appurata processualmente l’innocenza dell’imputato, l’accusatrice difficilmente viene perseguita per l’accusa falsa, anche qui è praticamente impossibile da dimostrare, anche se nel caso di Tariq Ramadan i fatti emersi dal processo fanno pensare che sia possibile procedere penalmente contro le false vittime. Purtroppo l’atteggiamento fazioso dimostrato dalla giustizia francese ad oggi non fa ben sperare. 

Il processo a Tariq Ramadan non è ancora iniziato e quello a Julian Assange è finito ancor prima di iniziare ma entrambi hanno scontato un periodo di reclusione: 10 mesi per Ramadan e 7 anni nell’ambasciata dell’Ecuador per Assange, ma soprattutto Tariq Ramadan ha affrontato un processo mediatico che non ha ammesso nessuna presunzione di innocenza e ne ha infangato la reputazione. 

Oggi che le accuse infamanti, rivolte a questi due uomini così diversi ma entrambi senza dubbio scomodi, si sgretolano sotto il peso della verità ci troviamo di fronte ad un silenzio mediatico inquietante. Né il fondatore di Wikileaks né il pensatore musulmano meritano la difesa, le petizioni e gli editoriali di intellettuali ed opinionisti occidentali, sempre pronti a prendere le parti degli oppositori perseguitati dai regimi, a patto che non siano regimi amici, ça va sans dire.  

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