Corbyn sotto attacco della lobby sionista per il suo sostegno ai palestinesi

Anche la solidarietà con la Palestina è costata cara al Labour e a Jeremy Corbin.

Certamente la ragione principale della debacle dei labouristi nelle recenti elezioni parlamentari nel Regno Unito sta soprattutto nella voglia di Brexit che ha coinvolto la maggioranza del corpo elettorale, ma non deve essere sottovalutata la compagna anti Corbin condotta dai grandi media UK e dalla attività della lobby pro-israele.

Con una perdita secca di 59 seggi nell’assemblea dei Comuni a Westminster, 8% in meno rispetto alle elezioni del 2017, il Labour Party non si trova in questa difficile condizione dal 1935, quando ebbero solo 154 eletti, ma in quei tempi il loro leader Clement Atlee ne aveva fatti eleggere 102 in più.

Oggi il partito della “sinistra” britannica può contare su 204 rappresentanti ai Comuni a fronte dei 365 (su 650 complessivi) assegnati ai Conservatori.

La leadership di Jeremy Corbin era stata continuamente osteggiata dalla destra del suo partito e una parte di loro nel febbraio di quest’anno ha dato vita ad una nuova formazione politica, l’Independent Group.

L’ostilità era anche causata dalla volontà di Corbin di dare una svolta in senso sociale a quanto messo in atto dal “New Labour” di Tony Blair: privatizzazioni, attacco al welfare e complicità nelle guerre neo-coloniali USA.

Il supporto finanziario, e politico, lo aveva fornito David Garrand, un lobbysta filo sionista che già sosteneva l’ala pro-Israele Labour Friends of Israel e la maggior parte dei parlamentari che aderirono all’Independent Group ne facevano parte.

In questa ultima campagna elettorale si è assistito ad una recrudescenza della diffamazione contro Corbin, dipinto come antisemita già a partire dal 2015 quando gli fu affidata la guida del Labour.

L’accusa rivolta a Corbyn di essere un antisemita si è basata sulla nota equivalenza antisionismo= antiebraismo con la quale Israele e i suoi alleati tendono a deligittimare e criminalizzare qualsiasi critica allo Stato sionista.

Cionostante un sondaggio commissionato da Jewish News, un media anti-Corbyn e anti-palestinese, ha rivelato all’inizio di quest’anno che il 52% degli elettori laburisti era d’accordo con l’affermazione che “Jeremy Corbyn è il bersaglio di una campagna di diffamazione concertata da parte dei suoi oppositori politici per cercare di screditarlo accusandolo di antisemitismo” Questo dato acclarava che nonstante quattro anni di incessante diffamazione, milioni di elettori laburisti della working class non erano stati ingannati.

Secondo alcuni analisti Corbyn non ha reagito bene, quando ha affermato che forse il Labour aveva “qualche problema con l’antisemitismo” Ken Livingstone e Chris Williamson che si sono opposti a questa impostazione opportunista sono stati espulsi dal partito.

Questa ambiguità è costata cara a Corbyn ma oggi la stessa lobby filo sionista che ha aiutato Boris Johnson a vincere gli si ritorce contro e gli chiede totale abiura di quanto detto e scritto in passato, queste sì vere e proprie dichiarazioni razziste e non legittime critiche politiche al comportamento di uno Stato a prescindere dall’etnia, la religione e la cultura della sua leadership

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