Sicurezza dei Vaccini: rivelazioni shock al summit dell’OMS-IL VIDEO

Il 2 e 3 dicembre si è tenuto a Ginevra il Summit Globale sulla Sicurezza dei Vaccini dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e gli interventi sono sul sito dell’OMS. Proponiamo un video che colleziona alcune dichiarazioni a nostro avviso sconcertanti sull’aleatorietà in materia di sicurezza dei vaccini. Invitiamo tutti a guardare questo video (che è in inglese) di cui riportiamo qui alcuni estratti utili per una riflessione sul fatto che solo in politica e sui social, oltre che nella persona del prof. Burioni, vi sono ferree convinzioni “scientifiche” sulla sicurezza dei vaccini.

In ambito scientifico invece sembra non esserci nulla di granitico e proprio nella comunità scientifica, come dimostra questo video, c’è chi prende delle decisioni squisitamente politiche.

Il primo intervento riportato è di Heidi Larson, Direttrice del Progetto Fiducia nei Vaccini. Anche altri interventi dopo il suo daranno per scontato l’attuale stadio di incertezza alla base della valutazione dei rischi e dell’efficacia dei vaccini ma lei sostanzialmente non si preoccupa della somministrazione di prodotti almeno in parte sperimentali, le sta invece a cuore convincere l’utenza a farsi vaccinare.

Dopo aver ribadito il nesso tra lo sviluppo della scienza della sicurezza e la comunicazione efficace in materia di sicurezza dei vaccini, Heidi Larson afferma inequivocabilmente che questa scienza è ancora agli albori e che: “non possiamo riproporre la vecchia scienza, per farla sembrare migliore, se questa non è utile per i nuovi problemi. Necessitiamo di maggiori investimenti nella scienza della sicurezza”.

Di Heidi Larson è anche l’ultimo intervento del video nel quale lei si rammarica perché l’utenza sanitaria si interfaccia con “professionisti della salute che iniziano a dubitare dell’efficacia dei vaccini e della sicurezza degli stessi”. Il suo punto di vista quindi è quello di una persona innamorata dei vaccini, che vorrebbe comunicare sicurezza pur nella consapevolezza che la scienza non è adeguata a supportarla, e poi si rammarica se i medici che dovrebbero convincere l’utenza hanno dei dubbi.

 

Dopo il primo intervento della Larson segue quello di Soumya Swaminathan, scienziato capo presso l’OMS, la quale candidamente afferma che “non siamo in grado di dare risposte nette quando la gente ci chiede delle morti che si sono verificare a causa di un particolare vaccino… Dovremmo essere in grado di dare un resoconto reale di cosa è accaduto e quali sono le cause delle morti, ma in molti casi c’è un’offuscazione a questo livello e per questo c’è un calo di fiducia nel sistema”.

Effettivamente ci voleva uno scienziato capo dell’OMS per rendersi conto che se alla gente non dimostri di sapere cosa è successo quando qualcuno muore dopo un vaccino poi la gente inizia ad aver paura dei vaccini e a non fidarsi di te.

E’ poi la volta di Martin Howell Friede, Coordinatore delle Iniziative di Ricerca sui Vaccini presso l’OMS. Sul tema della fiducia ci dice subito che l’elemento principale delle contestazioni riguarda gli adiuvanti ma “senza adiuvanti noi non avremmo la nuova generazione di vaccini che… necessitano degli adiuvanti per funzionare” quindi “la sfida che abbiamo davanti a noi è: come costruire la fiducia intorno agli adiuvanti?”.

Lui si sente anche a posto con la coscienza perché tiene “ogni anno molti corsi sullo sviluppo dei vaccini. La prima lezione verte sul fatto che se puoi fare a meno degli adiuvanti allora evita di usarli”. Ma non erano necessari? “Nella seconda lezione dico che se devi usare un adiuvante meglio sceglierne uno di cui si dispone dello storico della sua sicurezza. Ma se non si è in queste prime due casistiche nella terza lezione dico di starci a pensare molto”. Uno scienziato davvero scrupoloso.

Ma cosa sono gli adiuvanti? Il termine comprende anche le sostanze “conservati” e in immunologia un adiuvante è anche “una sostanza che si unisce al vaccino per amplificare la risposta anticorpale e cellulare in corso di reazione immunitaria”. Su questo effetto amplificatore al summit interviene Stephen Evans, professore di farmacoepidemiologia, e ci dice cose molto interessanti alle quali Martin Howell Friede replica solo parzialmente. Da notare che lo scambio tra i due è fatto di affermazioni introdotte con “a me sembra che”, “io penso che”, e non cose del tipo “la scienza dice che” (come fanno il prof. Buroni ed i suoi followers sui social, e in politica).

Il prof. Evans dice “a me sembra che gli adiuvanti moltiplichino la immunogenicità degli antigeni … Mi sembra che in molti casi gli adiuvanti moltiplichino la reattogenicità, perciò credo ci si possa attendere che essi moltiplichino l’incidenza delle reazioni avverse associate ad un antigene, reazioni che potrebbero non essere stata neanche considerate per mancanza di rilevanza statistica negli studi originali”.

Questo passaggio si può capire meglio in un successivo intervento (vedi dopo) quando si parla espressamente della “tirannia dei numeri piccoli”. In pratica, lavorando su grandezze contenute si “vedono” meno cose, ma una volta ingrandito l’oggetto osservato emergono dettagli che non erano stati “visti”. Però questo succede dopo la messa in commercio di un vaccino.

Martin Howell Friede da una risposta tecnica quanto non scolpita sulla roccia ad Evans “E’ vero, dici bene, quando noi aggiungiamo adiuvanti…. vediamo aumentare la reattogenicità locale. La preoccupazione principale però, io penso, deve vertere sugli eventi avversi sistemici piuttosto che sugli eventi avversi locali. Comunque noi tendiamo a mettere negli studi di fase II e fase III dati abbastanza buoni sulla reattogenicità locale”. Gli studi di fase citati da Friede sono in totale quattro.

I primi 3 vengono effettuati dopo la sperimentazione in laboratorio e prima della messa in commercio di un vaccino. Il quarto studio di fase invece segue la commercializzazione.

Noi non siamo in grado di dare risposte nette alla gente che ci chiede delle morti che si sono verificare a causa di un particolare vaccino, Soumya Swaminathan Scienziato Capo presso l’OMS

Più in generale il quarto studio di fase è in qualche modo facoltativo, ed è quella fase di studio dei dati aggregati che per esempio qui in Italia in pratica non è ancora iniziata, a tre anni dal Decreto Lorenzin sui Vaccini. Solo quest’anno infatti è disponibile un’anagrafe vaccinale informatica che ogni regione ha implementato coi tempi propri.

I primi 3 studi di fase costituiscono quella che viene chiamata sperimentazione clinica dalla quale secondo qualcuno (politica, social, Burioni) discenderebbero certezze assolute che nei prossimi interventi vedremo invece non esserci affatto. Aggiungiamo anche che questi 3 studi di fase, cioè la sperimentazione clinica, vengono condotti dalle case farmaceutiche e che sta crescendo la richiesta che almeno il terzo di essi sia condotto da enti terzi non commerciali.

Interviene a questo punto David Kaslow, esperto di Medicina Essenziale e Sviluppo dei Farmaci e ci dice che “nei test clinici usiamo campioni statistici di dimensioni relativamente piccole e siamo quindi esposti alla tirannia dei piccoli numeri per cui ad esempio basta un solo caso di granulomatosi di Wegener e il tuo vaccino… richiederebbe anni ed anni per stimare una cifra e per capirla. Io penso che tra le cose su cui abbiamo veramente bisogno di investire ci sia la necessità di biomarcatori migliori e di una migliore comprensione meccanicistica degli stessi. Solo così potremmo comprendere meglio come si manifestano gli eventi avversi”. Ed ora invece cosa comprendiamo?

A Kaslow risponde Marion Gruber, Direttore dell’Ufficio Ricerche sui Vaccini presso il CBER, ma per apprezzare appieno il suo intervento andrebbe guardato anche il video (dal minuto 5). Gruber è seduta accanto a Kaslow che ad un certo punto sembra quasi volerle mollare un ceffone, soprattutto nella parte finale dell’intervento quando lei neanche porta a termine le frasi che inizia. Gruber ammette che “se si guarda alla quantità di azioni supplementari che si renderebbero necessarie … per la sperimentazione clinica che hai menzionato, allora queste (cioè le azioni effettivamente intraprese) potrebbero non essere adeguate. Ma…” e qui inizia a non portare a termine le frasi e Kaslow si altera vistosamente, poi chiude con “queste sono le cose che dobbiamo considerare come ulteriore complicazione nella valutazione della sicurezza e dell’efficacia degli adiuvanti combinati con i vaccini antigeni”. E’ questo un primo momento davvero imbarazzante del summit. Ma non è il solo.

Abbiamo poi l’intervento di Bassey Okposen, Coordinamento Nazionale per le Vaccinazioni in Nigeria, che si pone il seguente problema: “in Nigeria ai bambini di 6, 10, 14 settimane vengono somministrati diversi antigeni, prodotti da diverse case farmaceutiche, e questi vaccini contengono diversi adiuvanti, diversi conservanti e così via. C’è la possibilità che questi adiuvanti reagiscano in modo combinato tra loro? Sono stati fatti studi sulle possibilità di questi effetti combinati? Potreste condividerli con noi?”

La risposta alquanto imbarazzante arriva da Robert Chen, Brighton Collaboration, che non parla neanche un inglese ottimale ma che è molto addentro al sistema: “l’unico modo per rispondere a questa domanda è avere una base dati strutturata relativa ad una vasta popolazione… abbiamo solo ora database nazionali che stanno iniziando ad esser degni di questo scopo… siamo solo all’inizio dei grandi dataset con i quali fiduciosamente si può iniziare ad armonizzare le informazioni per fare studi comparati, e solo dopo potremmo cominciare a rispondere a questo tipo di domande”.

A conclusione di questo articolo lanciamo un appello al Ministro della Salute Roberto Speranza, visto che entro l’estate c’è la scadenza (triennale) prevista dalla normativa sulle vaccinazioni obbligatorie. Lo invitiamo a porre fine all’attuale obbligo massivo di vaccinazione, almeno per i prossimi 3 anni. Ci risulta che stia soltanto prendendo in considerazione di allentare il vincolo sull’iscrizione scolastica, mantenendo quindi il pesante obbligo vaccinale in vigore. Ma confidiamo che quanto emerso nel recente Summit sulla Sicurezza dei Vaccini desti responsabilità nella politica, o almeno in una parte di essa.

Nessun commento

Lascia un commento sull'articolo