Quel silenzio assordante di fronte ad un potenziale passaporto vaccinale internazionale all’orizzonte

Una ipotesi inquietante

E se qualcuno vi dicesse che il famigerato green pass stia per divenire uno strumento presente nella vita di tutti i giorni e necessario non solo per gli spostamenti internazionali ma anche per accedere a tutte le attività quotidiane incluso il proprio posto di lavoro?  Se a questo si aggiungesse che esso potrà essere richiesto non solo in caso di emergenze sanitarie propriamente dette, ma anche in altre evenienze come ad esempio nel caso in cui ci sia troppo inquinamento nell’aria, con la ratio di non poterci permettere di produrne altro con i nostri spostamenti? Ancora, se a tutto ciò si aggiungesse che questo mostruoso strumento non fosse più a discrezione del proprio governo ma nelle mani di un organo sovranazionale sostanzialmente comandato da multinazionali, come reagireste? Credo che se qualcuno vi dicesse che tutto ciò potrebbe accadere sareste tutti almeno un po’ inquieti e preoccupati. Sarà forse questa la ragione per la quale nessuno vi dice quello che rischia di accadere il prossimo 27 Febbraio. Tale colpevole omissione costituisce in se stessa un ulteriore elemento di preoccupazione.

Il principio della “One Health”

Il governo ha nelle mani il cosiddetto “accordo zero”, ovvero la bozza di accordo contrattuale dove l’Italia si impegnerà ad entrare all’interno del sistema del passaporto vaccinale internazionale. Questo accordo, scritto in un burocratese strettissimo, è chiaramente promosso da mille bellissime parole come “solidarietà internazionale”, “impegno per una maggiore equità”, “salute globale” e l’immancabile “maggior sicurezza”. L’accordo in sostanza deroga all’OMS in caso di emergenza sanitaria tutte le prerogative della gestione del green pass.

A ciò si aggiunge che da poco, guarda caso, la definizione di “emergenza sanitaria” sia stata modificata secondo il principio della “one health”, ovvero secondo il principio recentemente introdotto per il quale le emergenze sanitarie non sono solamente quelle legate alle malattie infettive epidemiche, ma anche quelle legate a questioni ecologiche ed ambientali in generale. In sostanza, se l’Italia dovesse sottoscrivere questo contratto, che chiaramente tradisce tutti i nostri principi costituzionali, cedendo di fatto quel poco che finora è rimasto della nostra sovranità nazionale all’OMS, quest’ultima avrebbe il potere di intervenire pesantemente nelle nostre vite in caso decidesse, in modo unilaterale, ad esempio che ci fosse troppo inquinamento, o troppo “cambiamento climatico in seguito all’inquinamento” o chissà che altro tipo di diavoleria, a proposito della quale saremmo immediatamente informati e resi responsabili e soprattutto resi preoccupati dai nostri cari e tempestivi media main stream.

L’accordo: un pericolo incombente passato sotto silenzio

Un impegno in tal senso è già stato firmato dalla Meloni nello scorso G20 di Bali e nessun dibattito su una questione così importante sembra accendersi. Abbiamo tutti il dovere di reagire e far sentire il nostro dissenso rispetto a questa incombente minaccia. Questo nuovo green pass elegantemente chiamato “passaporto vaccinale internazionale” verrà messo a disposizione di un organo che in giro di pochi anni da politico è divenuto economico, per poi trasformarsi ora da organo consultivo in organo esecutivo privo appunto per di più di qualsiasi controllo democratico.

L’introduzione di farina di insetti da parte dell’UE nei nostri cibi costituisce un altro tassello indice non solo della direzione a cui i nostri governanti sovranazionali ci vogliono portare ma – se considerato insieme alla nuova definizione di emergenza sanitaria adottata dall’OMS –  anche della possibilità che ben presto in nome dell’emergenza ambientale saremmo tutti costretti a mangiare cavallette più o meno sfarinate.

La misura è colma, la prospettiva inaccettabile, e il gioco chiarissimo. Che tutti coloro che hanno ancora un minimo di lungimiranza e di forza facciano sentire come possono il loro dissenso verso la ratifica di un simile contratto e la loro indignazione verso un mondo dell’informazione asservito al potere, traditore e colpevole di connivenza contro gli interessi dei popoli.