Arriva la Task Force di Conte: commissariati Parlamento, Governo e ciaone scienza

Dopo aver messo il Parlamento in cantina a colpi di Dpcm e dirette Facebook, il Premier Giuseppe Conte manda in soffitta anche il Governo e crea una Task Force con cui di fatto supera ogni modello di premierato forte immaginabile perfino dai fautori del Piano di Rinascita della Loggia P2 di Lico Gelli.

Prima di analizzare cosa ci possiamo aspettare da questa Task Force può essere utile capire che brutta fine ha fatto il Comitato Tecnico Scientifico nato il 3 febbraio, cioè con largo anticipo rispetto al primo focolaio nel nord Italia del 20 febbraio, che ha avuto soprattutto una rilevanza mediatica nelle conferenze stampa del Presidente del Consiglio.

Il Comitato Tecnico Scientifico

Va prima di tutto ribadito che l’expertice tecnica di questo comitato di cui si avvale la Protezione Civile è preponderante rispetto a quella scientifica, essendo esso composto per lo più da figure già a riporto del potere esecutivo, o di nomina politica, o comunque non scienziati. Come si può leggere nell’ordinanza che lo ha previsto, il comitato doveva inizialmente essere composto da 7 persone: 3 figure del Ministero della Salute, tra cui il Segretario Generale di questo dicastero che fa capo al ministro Speranza; il Coordinatore dell’Ufficio Promozione della Protezione Civile col ruolo di Coordinatore del Comitato; un membro designato dal Presidente della Conferenza delle Regioni, ed infine il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ed il Direttore Scientifico dello Spallanzani.

Questi ultimi due, durante l’emergenza in corso, di norma non intervengono pubblicamente in qualità di membri di questo comitato perché si tratta di un incarico straordinario meno qualificante del ruolo ordinario ricoperto. Sono figure che sarebbero state in ogni caso coinvolte per la pandemia (di che discuti se non convochi il direttore scientifico dell’Istituto Nazionale per le malattie infettive oppure il presidente dell’ISS?), ma averle inglobate in un organismo ad hoc ha dato al Presidente del Consiglio la possibilità di fare mediaticamente riferimento ai “nostri scienziati”.

Nelle sue dirette Conte si assume ogni volta “la responsabilità politica delle scelte” e ci mancherebbe, sono scelte sue, che però ha fatto sempre “dopo aver ascoltato il parere del comitato tecnico scientifico”. Come se 5 persone su 7 con profili tecnico-politici non bastassero, nel decreto che ha poi istituito il comitato è stato integrato con un’ulteriore figura del Ministero della Salute e, come a rimarcare il rapporto tra Presidenza del Consiglio a cui riporta la Protezione Civile e la Salute, anche con un’ulteriore figura della Protezione Civile con funzioni di Segretario del Comitato.

I 2 membri su 9 in forza alla Protezione Civile sono quindi il Coordinatore ed il Segretario di un organo sedicente “scientifico” che riporta alla Protezione Civile, l’antitesi cioè di ogni parvenza di autonomia che viene solitamente invocata per la “scienza”. Nel decreto si legge che “in casi particolari” come se la pandemia in corso fosse ordinaria amministrazione “possono essere invitati alle riunioni qualificati esperti del settore”.

Questi casi particolari ci risultano essere sostanzialmente i quotidiani bollettini di guerra della Protezione Civile con il numero di morti e feriti (i contagiati), dove a volte partecipano effettivamente qualificati esperti del settore, ma una relazione scritta di questi “scienziati” non è mai circolata. Ogni volta però che alla stampa “trapelava” che il Premier avrebbe voluto allentare le misure restrittive, poco dopo si veniva a sapere dell’altolà degli “scienziati”, a cui la stampa aggiungeva il mantra “c’è ancora troppa gente in giro”.

In tutto questo il Parlamento è rimasto muto, senza “titoli” per proferire parola laddove si pronunciava la “scienza”, e lasciando il Premier ad abusare dello strumento dei dpcm.

La Task Force commissaria il Governo e soppianta il Comitato Tecnico Scientifico

Il 10 aprile il Premier ha tenuto quella che ad oggi è stata la sua conferenza stampa più difficile da quando il 9 marzo ha annunciato le prime due settimane di lockdown che si sono pian piano trasformate in 2 mesi, continuando a non dichiarare la condizione attesa da lui e dai suoi “scienziati” per poter rilassare le misure restrittive. Questa volta Conte ha allungato l’agonia di ulteriori 3 settimane (e dal ponte di Pasqua scavalliamo anche quello del 1° Maggio), ed era visibilmente poco sereno nel farlo.

La conferenza stampa era stata appositamente annunciata come riguardante “la mia posizione sul MES… ed altre importanti questioni” cioè le ulteriori 3 settimane di lockdown furbescamente declassate nell’ordine del giorno. Come se non bastasse il Premier ha anche abbandonato ogni decoro istituzionale consono ad un discorso alla Nazione durante un’emergenza sanitaria per sferrare un attacco politico a Salvini e Meloni e finendo per raccontare cose non vere sull’origine del MES cosi come nella precedente conferenza del’1 Aprile aveva “spiegato” il significato della Pasqua cristiana confondendola con quella ebraica. Uno spettacolo indegno!

Ma il 10 aprile Conte ha fatto ben altro istituendo un nuovo comitato, il Comitato di Esperti mediaticamente presentato come Task Force. A differenza del Comitato Tecnico (più politico che) Scientifico che non ha alcun ruolo specifico, questa Task Force di “esperti in materia economia e sociale” da decreto ha specifiche regole di funzionamento ed un suo specifico campo d’azione molto ampio: “elaborare e proporre al Presidente del Consiglio Misure necessarie per fronteggiare l’emergenza epidemiologica” (ma non devono farlo gli scienziati?) “nonché per la ripresa graduale nei diversi settori delle attività sociali, economiche e produttive” (le fasi 2, 3, …).

Abbiamo quindi una sovrapposizione con il Comitato Tecnico Scientifico per coordinarsi con il quale è il Presidente della Task Force che “può anche convocare riunioni congiunte” e non viceversa. Il Ministro Boccia ha già dichiarato “chiediamo certezze alla comunità scientifica, non tre o quattro opinioni su ogni tema”, quindi ciaone alla “scienza”. Ma soprattutto la Task Force ha un’importate ruolo che viene già paragonato a quello del Comitato Interministeriale del Ministero della Ricostruzione istituito nel 1945 dopo la Seconda Guerra Mondiale. Un vero e proprio ruolo di indirizzo e guida dei vari Ministeri che quindi resterebbero fuori dai giochi in questa fase di “ricostruzione” (ma che ce l’abbiamo a fare un Governo, oltre che un Parlamento?). Questa Task Force dovrà produrre proposte che diventeranno le norme di funzionamento del paese per i prossimi tempi. Ma fino a quando?

L’irrazionale immobilismo in attesa di un vaccino

Se per la fine delle attuali misure restrittive il Premier non ha mai dichiarato la condizione d’uscita, verificatasi la quale avrebbe potuto avviare la fase 2 in una delle passate scadenze, per la fine di questa emergenza il Ministro della Salute ha in più di un’occasione affermato che il ritorno alla normalità è subordinato ad un Vaccino per il Covid-19. Questa affermazione è sconcertante perché realisticamente ci vorrà molto tempo prima che ciò accada. Noi nemmeno tutte le mascherine che ci servono produciamo, e durante questa emergenza planetaria è capitato che all’estero abbiano bloccato carichi di mascherine diretti in Italia.

Figuriamoci cosa accadrà quando (all’estero?) sarà disponibile un vaccino che mezzo mondo sta aspettando. Un vaccino messo appunto a Pomezia in collaborazione con Oxford è partito per la sperimentazione in UK e si pensa di usarlo a partire da settembre, solo per le forze dell’ordine e per il personale sanitario, e soprattutto nella modalità sperimentale detta “ad uso compassionevole”. Addirittura il prof. Burioni, per non rimanere fuori dai talk show, ha proposto di accorciare i tempi testando l’eventuale vaccino su giovani volontari perché, si sa, i giovani non dovrebbero soffrire grave danno dall’infezione…

Comunque, ammesso che tra 6-9 mesi possa essere disponibile un vaccino, questo significa che dovemmo vaccinarci tutti? Oppure, vista la prevedibile scarsità del bene, faremo tutti preventivamente il test sierologico per vedere se abbiamo già contratto il covid-19 in maniera asintomatica? Ricordiamoci che siamo un paese dove questo tipo di test non viene effettuato prima di sottoporre i bambini al piano vaccinale più severo d’Europa insieme a quello tedesco. Ipotizzando che dovremmo fare tutti questa tipologia di test già disponibile (che a differenza del tampone rileva se si è contratto in virus anche dopo essere guariti), perché non farlo già adesso liberando innumerevoli persone che in questo momento sono immotivatamente recluse in casa?

La Fase 2: mantenere alto il livello di panico

Tornando al passaggio alla Fase 2, i cui contorni non sono affatto definiti e che probabilmente sarà prima di tutto un ritorno al lavoro e non alla vita sociale, siccome la Task Force è stata appositamente istituita il 10 aprile possiamo tranquillamente affermare che dal 9 marzo il continuo prolungarsi delle misure di contenimento è stato solo un navigare a vista, e che quindi nelle scadenze precedenti il 3 maggio non c’è mai stata una reale possibilità di passare ad una fase 2, perché neanche esisteva la Task Force che deve definirne contorni e contenuti.

Ma cosa possiamo aspettarci dalla Task Force in merito alla Fase 2, ed a tutte le fasi successive, fino alla fantomatica disponibilità di un vaccino? Iniziano a circolare le prime bozze di calendario e norme da rispettare niente affatto incoraggianti né per l’aspetto psicologico derivante dall’essere già stati chiusi in casa per mesi, né per la concreta fattibilità che riguarda ad esempio l’utilizzo de mezzi pubblici, e nemmeno per le aspettative delle attività commerciali che non avrebbero comunque la possibilità di ripartire con flussi di cassa soddisfacenti.

Ricordiamoci che a distanza di un mese nessuno ha visto un centesimo delle misure di sostegno economico annunciate come “subito pronte” il 16 marzo.

Se il mantra “c’è troppa gente in giro” è servito a scaricare sulla popolazione l’assenza di criteri da parte del Governo e dei suoi “scienziati” per prendere delle decisioni utili, come ad esempio misure differenziate nelle diverse zone del paese, indicazioni sul futuro ci vengono dal mantra “nulla sarà come prima”. Possiamo aspettarci che tutti questi esperti e scienziati partoriscano l’idea dell’obbligo di avere con sé una mascherina a partire dal momento in cui saremmo tutti più liberi di uscire. Quindi non saremo davvero liberi di uscire senza una mascherina in borsa, ma magari il Governo sarà libero di annunciare un ulteriore proroga delle limitazioni alla libertà di spostamento a causa della scarsità di mascherine.

Ad un livello più profondo andrà mantenuto alto il livello di paura nei confronti dell’altro, almeno finché non gireremo tutti con qualche dispositivo (App? Chip?) che possa in ogni momento “certificare” la nostra condizione di salute. Nella Task Force ci sono profili adatti a tale scopo: sociologhi, psicologi, psichiatri, ed esperti di innovazione tecnologica. Questo scenario dovrà anche essere presentato come un’opportunità per una non meglio definita rinascita. E nella Task Force c’è uno dei curatori del libro Unlock – come trarre vantaggio dalle avversità che ne ha anche scritto l’introduzione.

A parte quattro collaboratori del Premier, uno con incarichi di segreteria della Task Force, il resto della band sembra sostanzialmente esperto di economia e finanza quindi non è prettamente di Salute che dovrà occuparsi.

La Fase 3: le Riforme Lacrime e Sangue

Il ruolo di comando della Task Force è affidato a Vittorio Colao, storico AD della multinazionale Vodafone, già amministratore di Vodafone Omnitel (oggi Vodafone Italia). Sulla sua idea della gestione delle crisi, su chi è che ne pagherà il prezzo più alto e su quello che lui pensa dell’Europa (a dispetto di quello che Giuseppe Conte cerca di rimarcare in questi giorni), lo stesso Colao un anno fa si è raccontato all’Università di Verona: “checché se ne dica l’Europa si è comportata molto bene… ha gestito la Grecia, ha gestito la crisi in Italia del 2011… dobbiamo quindi essere contenti di come strutturalmente questo meccanismo europeo gestisce queste crisi”.

E’ bene ricordare che il 2011 è stato l’anno in cui gli italiani hanno conosciuto il termine spread, ed anche l’anno in cui la BCE inviò una lettera-ricatto al Governo Italiano contribuendo alla crisi che portò nel mese di novembre al Governo Monti e ad un 2012 di riforme lacrime e sangue. Per concludere, ricordiamo al Premier che il MES ratificato dal Parlamento Italiano a luglio 2012 (col Governo Monti ma con il voto praticamente di tutti, anche del PD che ora è ora al governo con lui) fu sottoscritto dai paesi membri a febbraio 2012, quindi dal Governo Monti. La gara di fake news con Salvini e Meloni è finita pari, complimenti al Premier che giocava da solo contro due.

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