Tiktok il social alla cinese che se ne frega di brand e influencer

«Make Every Second Count» (Dai importanza a ogni secondo).

Questo è lo slogan di TikTok, una piattaforma quasi interamente gestita dall’intelligenza artificiale in cui gli esseri umani si occupano solo del collaudo e dello sviluppo, diversa dalle altre anche a livello di logica della socializzazione, al centro della piattaforma infatti non ci sono gli influencers o i brand famosi ma ci sono i contenuti. Non conta infatti quanto sei famoso ma se fai cose divertenti e non conta neanche la qualità del contenuto ma se posti spesso e se piace alle persone quello che fai.

Si tratta di una specificità che riflette nuovamente un confronto tra due visioni del mondo opposte: da una parte quella americana di Facebook ed Instagram che mette l’individuo al centro della comunicazione digitale e dall’altra quella asiatica con TikTok in cui l’individuo non è importante ma lo è la funzionalità del contenuto  gestito da una macchina intelligente, un server dotato di algoritmi che lo rendono capace di sapere cosa vogliamo vedere.

Tik tok, nota anche col nome di Douyin in Cina, è una piattaforma social venuta al mondo ufficialmente nel settembre 2016 ma che si afferma solo nel 2017 dopo la fusione della stessa con l’app musical.ly che è stata acquisita con un’operazione di quasi un miliardo di dollari da parte del colosso mandarino ByteDance.  

Per discutere di TikTok bisogna inizialmente parlare di ByteDance, che è una multinazionale tecnologica cinese con sede a Pechino. Fondata da Zhang Yiming nel 2012 e che oggi è leader di mercato nel settore dell’intrattenimento artistico digitale. Infatti vanta il fatturato più grande in tale area con una cifra vicina ai 140 miliardi di dollari.

L’intrattenimento artistico digitale è un ambito molto vasto e che contiene tante tecnologie. Un esempio che conosciamo da vicino e da tempo è il karaoke. Ma la cosa in cui si è specializzato TikTok e per cui è diventato un forte trend tra i giovani e con questi intendiamo la generazione Z nata tra il 1998 ed il 2012, è il cosiddetto Lip Syncing. Diffuso con Dubsmash qualche tempo fa, che lo ha rivelato un passatempo molto apprezzato. 

Gli utilizzatori di TikTok sono per il 40% della generazione Z appunto, l’app si sta diffondendo davvero velocemente, in India prima che il governo di Delhi la bloccasse, era installata in un telefono su tre. Oggi il social, ha più di 500 milioni di utenti in giro per il mondo ed è stato scaricato 1,3 miliardi volte. Il più scaricato dopo whatsapp e messenger. Meglio di facebook ed instagram se ci pensate. 

Viviamo oggi uno scontro economico-politico internazionale tra due giganti: gli Stati uniti e la Cina. L’America preoccupata per i dati sensibili della cittadinanza ha già multato salatamente TikTok per aver raccolto dati legati a giovani under 13 senza il permesso dei loro genitori. I suoi politici continuano dall’altra parte ad attaccare mediaticamente il social cinese ma ultimamente anche Anonymous ha detto che TikTok fornisce i dati della piattaforma al governo cinese.

L’azienda si è difesa attraverso un suo portavoce affermando che l’azienda è guidata da un amministratore delegato americano, e che ha centinaia di impiegati e figure chiave per quanto riguarda la sicurezza, la protezione, il prodotto e le politiche pubbliche, che operano negli Stati Uniti. E dice che la sua priorità assoluta è promuovere un’esperienza sicura e un luogo protetto per i propri utenti. Sostiene di non aver mai fornito dati degli utenti al governo cinese, né lo farà in caso di richiesta.

Oltre a questo scontro stiamo vivendo anche una grande crisi economica globale. Causata in parte dalla pandemia dalla quale siamo appena passati e che ci ha costretti a stare in casa, vivendo lunghissimi giorni noiosi a volte anche molto difficili, soprattutto per i più giovani che hanno trovato in Tiktok una valvola di sfogo per la loro creatività.