Ecco perché ora è il momento di promuovere il contagio e non di frenarlo

UNA STRANA EPIDEMIA

Secondo un documento pubblicato non proprio dagli ultimi arrivati, ma dalla Johns Hopkins University nel settembre 2019, quindi in tempi non sospetti, ci saremmo dovuto preparare già da tempo ad un pandemia da patologia respiratoria altamente contagiosa, perché come candidamente affermato da questo documento, alla cui autorevolezza scientifica anche la signora Maria dovrà piegarsi, ci sono tanti, direi a questo punto troppi, laboratori nel mondo che non fanno che “giocare” con questo tipo di virus per gli scopi più diversi, ingegneria genetica, sintesi di farmaci biologici, organismi OGM, cure genetiche, sintesi di vaccini, ricerca pura.

L’impennata nel numero dei laboratori è legata all’implementazione delle tecnologie per la sintesi degli acidi nucleici che sarebbero diventate negli ultimi anni a buon mercato, tanto da farne temere l’utilizzo anche per scopi meno nobili da parte di male intenzionati anche non troppo facoltosi. Incredibile con quale acume questo documento, di cui i virologi non hanno mai messo a parte la signora Maria pur di certo conoscendolo, analizzi tutte le implicazioni sociali, economiche e sanitarie di questa eventualità, tanto da aver descritto nel dettaglio tutto ciò che in effetti abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo. Ne consiglio la lettura.

Una delle cose di cui si fa fatica a capire la logica è appunto l’andamento del contagio le cui dinamiche sembrano sfuggire a qualsiasi descrizione. Il documento di cui prima ci viene di nuovo in aiuto dicendoci parafrasando: “guardate che se non si capisce l’andamento del contagio, c’è da sospettare che esso sia secondario ad un rilascio deliberato del virus”, ma non solo, il documento continua in caso vi fosse questa eventualità, consigliando tutti i governi a non diffonderne la notizia onde evitare panico e relativi disordini sociali.

Ma siccome temo la signora Maria e le sue accuse di complottismo, chiuderò qui le considerazioni sociopolitiche per passare a quelle più strettamente scientifiche.

EFFETTO GREGGE CI SI CREDE O NO

Oramai da anni tutta la popolazione è istruita su cosa sia e come funzioni il cosiddetto effetto gregge, in virtù di questo assioma infatti si promuovono le vaccinazioni di massa.

Ci hanno insegnato cioè che più persone contraggono la malattia meno essa circola, allora mi chiedo: perché adesso che essa non miete più le sue vittime per una inspiegabile quanto provvidenziale attenuata virulenza, ne vorreste ostacolare la diffusione? Non sarebbe più logico promuoverla?

Non vi sembra che stiate contravvenendo ai principi dai voi stessi insegnatici? Le discoteche adesso sarebbe più giusto aprirle che chiuderle, no?

TAMPONI: NON PRENDERE LUCCIOLE PER LANTERNE

Ma tra le tante incongruenze che bloccano il mio ragionamento logico come fa il nodo al pettine c’è la questione dei tamponi. Mi sembra che ci sia una certa mancanza di consequenzialità riguardo all’utilizzo di un test dalla sensibilità alquanto limitata e dalla specificità dubbia.  La signora Maria e forse non solo lei purtroppo crede che sia un test diagnostico ma è invece un test di screening. In termini pratici, capisco se nel caso in cui tramite i tamponi venga individuato un focolaio epidemico tutta la zona incriminata venga messa in quarantena, ma mi sembra non abbia senso “beccare” solo il 60% dei milanesi COVID positivi di rientro dalla Sardegna e pensare in questo modo di arrestare la diffusione del virus. Per non parlare dei testi sierologici la cui interpretazione si avvicina molto agli auspici degli antichi romani.

PREGIUDIZIO VACCINALE OVVERO LA FISSAZIONE SUL VACCINO COME UNICA POSSIBILE SOLUZIONE

Ma, tra le tantissime, la cosa che proprio la mia logica non riesce a digerire, è questa fissazione per il vaccino. Sia ben chiaro, parlo del vaccino di Gates e compagni e non certo di quello di Putin, perché si sa, la scienza sta ad occidente dalla parte dei buoni. L’ultimo studio prodotto dall’università di Stoccolma, dimostrando una risposta immunitaria al COVID19 aspecifica di tipo cellulo-mediata, non mette forse in discussione fortemente l’idea oramai data per scontata che la strada per la cura di questa malattia possa essere rappresentata solamente dal vaccino?  Allo stesso tempo non dimostra esso, come la clinica già ci ha insegnato, che la cosa migliore che possiamo fare per prevenire nel miglior modo questa malattia è avere soggetti di base più forti e sani, cioè in termini immunologici con una immunità cellulo-mediata aspecifica più forte? Di conseguenza non sarebbe più semplice e proficuo far arrivare sulle tavole degli italiani cibo più sano e sicuro piuttosto che vaccini non testati a dovere e quindi non sicuri in ragione di una corsa sfrenata e a questo punto anche poco sensata? Su questo punto si aggiunge la sensazione che stiamo perdendo l’occasione per una riflessione profonda al fine di intraprendere i cambiamenti necessari a rispondere alle criticità che questa pandemia ha portato alla luce.

L’UNICA COSA CHIARA

In questa vicenda del COVID19 tutto è molto poco chiaro, poco logico e consequenziale. L’unica cosa che capisco è l’atteggiamento della signora Maria, capisco lo zelo e l’energia che impiega a seguire pedissequamente tutto quello che la TV le ha insegnato, la paura si sa è una molla caricata, e capisco anche perché essa accetta tutta questa mancanza di consequenzialità nella visione delle cose che le viene proposta, chi non si è preparato prima non può avere i mezzi per una critica costruttiva a giochi aperti. Il problema è che siamo in tanti a subire tutto questo non senso perché oggi la signora Maria, in questo contesto, ha più peso di me e di qualsiasi logica.