Dal Mossad a Bin Salman, le amicizie di Renzi che vuole la delega ai servizi

Anche Matteo Renzi ha partecipato qualche giorno fa alla cosiddetta Davos del deserto, una riunione internazionale – patrocinata dal tiranno saudita Mohammed bin Salman (MBS) – che riunisce ogni anno personalità dei vari settori della politica, del sapere, dello sport.

L’evento è formalmente sponsorizzato dal fondo sovrano Public Investment Fund di proprietà dello Stato Saudita. Le parole del leader di Italia Viva al cospetto di MBS hanno suscitato presto disgusto ed indignazione sui social network.

Renzi ha magnificato le sorti progressive (!) della petro-monarchia saudita, auspicando da quelle parti la possibilità di un vero e proprio Rinascimento arabo grazie alla sovrabbondanza di ricchezza e –  secondo lui – alle grandi doti strategiche del tiranno saudita. 

Parlare di Rinascimento solo perché  piovono petrodollari testimonia la pochezza e insensatezza di certi politici nostrani. Gli articoli della giornalista dissidente Madawi Al Rasheed su Middle East Eye – recentemente ripresi da Internazionale (cfr articolo del 30/92028 “A Ryadh le riforme sono di cartapesta”) dimostrano la ferocia di un regime che si crede onnipotente e che vuole salvarsi la faccia con eventi spettacolari come la mirabolante Smart City che MBS vuole costruire nel deserto.

Certo, come documenta la stampa internazionale, i progetti avveniristici ed i sogni di grandezza esistono, ma un regime oscurantista che calpesta i diritti dell’uomo in nome di una concezione privata dello Stato appare indegno di essere sostenuto. Renzi è stato spesso indicato come una persona che fa politica per aumentare le fortune proprie e della sua chiacchierata famiglia, quindi non c’è molto da stupirsi su queste sue affermazioni che lo rivelano prono al servizio di MBS, da cui riceve ben 80 mila euro di finanziamento annuo in qualità di consulente

Come hanno fatto notare sia Carlo Calenda che l’on. Pino Cabras del M5S è  assolutamente scandaloso che un uomo assoldato da un tiranno sanguinario chieda addirittura la presidenza del Copasir, un incarico delicato che andrebbe affidato ad una persona di solida moralità e super partes. L’accusa di corruzione costò a Craxi l’esilio ed il vilipendio quasi imperituro mentre ora sembra tutto normale.

I partiti italiani hanno sino ad ora accettato il ricatto da parte di un uomo le cui attività sono in palese conflitto d’interesse con il suo ruolo di senatore e membro della Commissione Esteri del Senato. Vanamente Left commenta che è  gravissimo sedersi allo stesso tavolo con il mandante dell’assassinio del corrispondente del Washington Post, Jamal Kashoggi, accusa documentata dalla CIA. Non solo, ma Renzi si è messo a servizio di chi, come e più dei suoi predecessori, tiene in carcere per motivi di opinione migliaia di innocenti vittime di punizioni corporali o spogliati dei loro beni per aver osato reclamare giustizia e diritti.

Renzi è a servizio di chi – secondo autorevoli analisti – sta portando avanti una politica velleitaria di riforme di cartone mentre bombarda il popolo yemenita e costruisce una smart city sulle terre rubate al clan degli Al Kuwaiti.

Mentre Renzi ricopre di sperticate lodi un assassino che ha fatto tagliare a pezzi un giornalista all’interno della propria ambasciata a Istanbul.

Human Right Watch persevera nella sua campagna mondiale contro il regime Saudita. Renzi invece reitera il suo discorso ipocrita al Forum saudita magnificando la gestione del mercato del lavoro ed il fatto che il costo del lavoro è  basso. Difficile dimenticare che lui fu tra i primi a distruggere le tutele dei giovani lavoratori in Italia con il famigerato Job Act, per non parlare degli istituti bancari rovinati da truffe e da Renzi salvati col denaro pubblico.

Senza dubbio in Arabia Saudita, dove la maggioranza dei sudditi non lavora, il costo del lavoro resta basso ma questo è  dovuto all’infame sistema del “salario etnico” che comprime i salari di pachistani e bengalesi a livelli da terzo mondo mentre a parità di qualifica paga assai bene gli occidentali Un sistema a diritti differenziati che dovrebbe far orrore a chiunque si dichiara difensore dell’equità sociale. 

Ma non è il caso di Matteo Renzi. A lui interessa solo diventare l’ago della bilancia politica per un governo di salvezza nazionale che metta insieme PD, M5S, IV e Forza Italia, resuscitando Berlusconi e dividendo la destra. Per rimanere così in sella con l’aiuto dei suoi amici filo-israeliani (ricordate Carrai?) e filo-sauditi. Degno esponente di una classe dirigente che non ha mai mostrato dignità, come nel palese caso di Giulio Regeni, nei confronti del tiranno egiziano Al Sisi e che adesso sta gestendo in modo disastroso la pandemia da Covid. 

Renzi non ha nessuna intenzione di andare all’opposizione ma solo di rendersi indispensabile per occupare ottenere più potere per lui e i suoi amici e sponsor. Intanto però il governo Conteha revocato la vendita di armi all’Arabia Saudita, un gesto positivo che purtroppo non cambia il quadro d’insieme di una classe politica inaffidabile.