L’accusa di “Islamo-gauchismo” e il maccartismo alla francese

Quando il ministro dell’istruzione superiore Frederique Vidal è apparso su CNews domenica scorsa per mettere in guardia contro i pericoli dell’“Islamo-gauchismo”, ci si chiede se avesse deliberatamente pianificato di rinfocolare le polemiche più incandescenti nel paese, oppure – per la supponenza che le deriva dalla sua posizione di potere- si sentisse semplicemente abbastanza sicura di sé da permettersi di essere sincera? 

Comunque sia, eccoci di nuovo in mezzo alla spazzatura islamofobica. Quest’ultima settimana è stata dedicata a come Trappes, una banlieue popolare alla periferia occidentale parigina, sarebbe stata, secondo le supposizioni, “un territorio occupato dagli islamisti”, perché il suo neo eletto sindaco, Ali Rabeh, secondo l’estrema destra non “stava facendo abbastanza” (probabilmente per proteggersi da fake news razziste).

La peggiore sparata, la più ottusa, la più razzista e divisiva relativa all’Islam e ai musulmani in Francia, nel corso degli anni, è diventata una credenziale fra le più ricercate tra i politici.

Nello stesso tempo, le nostre élites politiche non riescono ad affrontare questioni più banali, come contrastare una grande crisi sanitaria, combattere la disoccupazione, ridurre la povertà di massa, o opporsi alla discriminazione strutturale. Pur incapaci di far qualcosa di minimamente positivo, non sono neppure riuscite ad avere la decenza di rimanere in silenzio.

Così quando la Vidal è stata invitata alla trasmissione della CNews, il suo consigliere per le pubbliche relazioni, certamente cosciente di quanto politicamente inconsistente fosse stato il ministro fino a quel momento, le ha probabilmente suggerito di trarre il massimo da quella situazione.

E così ha fatto. Quando il conduttore Jean-Pierre Elkbbach le ha chiesto la sua opinione domandandogli se” l’Islamo-gauchismo stesse infettando le università”, ha rincarato spiegando che “l’islamo-gauchismo o sta di fatto infettando tutta la società”. Il conduttore ha proseguito chiedendo alla Vidal se includesse nella sua critica anche coloro che “collegano razza, genere e status sociale”. “Certamente,” ha confermato.

E quando Elkbbach ha affermato che c’era stata “un’alleanza fra Mao Zedong e l’ayatollah Khomeini”, Vidal ha acconsentito: “Lei ha ragione!”

Alla fine ha chiesto un’inchiesta nazionale sull’”islamo-gauchismo” nelle università francesi, scatenando immediatamente una reazione generale dei sindacati studenteschi, dei ricercatori in scienze sociali e dei responsabili universitari. L’idea di base che sta dietro a questa caccia alle streghe, è che facendo a pezzi gli strumenti attraverso i quali la scienza identifica e rende problematiche le forme strutturali del razzismo, i dirigenti politici cesseranno di essere percepiti per quello che sono, e potranno continuare a trarre vantaggio dalle questioni razziali, sociali ed economiche.

Gestione della crisi

Il lunedì successivo, l’intero governo è entrato in modalità gestione della crisi. Quella che si pensava che fosse solo un’altra opportunità per unirsi senza inconvenienti alla stigmatizzazione dei musulmani e di coloro che non sono razzisti (compreso nelle università) stava sfuggendo di mano, perché da varie parti si cominciava a far notare che presentare l’islam come un problema, criminalizzare opinioni intellettuali e politiche, e violare fondamentali libertà accademiche poteva in fin dei conti rivelarsi dannoso per tutti. 

Mercoledì, il centro nazionale francese per la Ricerca Scientifica ha pubblicato un comunicato stampa che spiega come il termine “islamo-gauchismo”, “non ha alcuna base scientifica”. Jean Chambaz, rettore della Sorbona, ha detto che “è facile dire che un movimento ideologicamente indefinito sarebbe responsabile della realtà sociale del paese”, e ha fatto notare che il governo stava “tentando di trascinare interi settori dell’opinione pubblica verso territori piuttosto nauseabondi”.

Una dimostrazione contro l’islamofobia a Parigi il 10 novembre 2019 (AFP)

Eminenti accademici e personaggi della politica hanno chiesto le dimissioni della Vidal, e, come se non bastasse, il Rassemblement National, movimento di estrema destra, si è congratulato con lei per la sua posizione sull’”islamo-gauchismo”.

Questo disastro non sarebbe stato possibile se non per due fattori. Primo, per il ruolo dei media. Da molti anni ormai, CNews ha fornito un pubblico alle ideologie più radicalmente razziste, con un flusso costante di commentatori di estrema destra e di teorici della teoria-del-complotto-musulmano, molti dei quali sono stati condannati per incitamento all’odio. CNews è fiera di essere il corrispettivo francese di Fox News.   

Altri media spesso seguono il suo esempio, organizzando ogni genere di dibattito sull’Islam, del tipo se si debba bandire il velo nelle università, “come controllare” le organizzazioni musulmane, o se proibire le scuole religiose. Con la scusa di esprimere “opinioni diverse”, questi media, che dovrebbero essere meno caratterizzati ideologicamente, sdoganano il punto di vista di estrema destra su queste questioni. Orbene, non ci sono buone risposte a domande mal poste. 

Normalizzazione dell’islamofobia

Il secondo fattore è la normalizzazione dell’islamofobia. Molti dei commentatori che in altre occasioni avevano criticato giustamente e a proposito le affermazioni della Vidal, non hanno fatto sentire la loro voce con la stessa forza quando le stesse affermazioni distruttive hanno preso di mira intellettuali musulmani, organizzazioni islamiche e leader di comunità, che sono stati etichettati come “islamisti” così come sono stati etichettati “islamo-gauchisti” quei ricercatori in scienze sociali che non hanno avallato le teorie dell’estrema destra. Tutto questo dovrebbe ricordare a tutti noi che dovremmo essere solidali quando una qualsiasi minoranza o un gruppo minoritario viene ingiustamente stigmatizzato anche se non ne siamo direttamente presi di mira.

Il piano governativo di controllo dei musulmani, la legge sul “separatismo” e il modo in cui le organizzazioni anti-islamofobia sono state criminalizzate, senza aver provocato una reazione forte del mondo progressista, costituisce una minaccia per le libertà fondamentali. La polemica sull’”islamo-sinistra” è solo un sintomo di quello che tutto ciò ha prodotto nella società francese.

Nel tentativo di smorzare i toni, sono state lasciate filtrare tempestive “fughe di notizie”, che raccontavano come il presidente Macron non fosse d’accordo con la Vidal, anche se lui stesso nel giugno del 2020 aveva indicato gli universitari quale obbiettivo politico. 

Quindi, come possiamo chiamare un governo che non affronta la povertà di massa, ma che ogni settimana si impegna in una polemica razzista? Come possiamo qualificare un governo che è stato eletto per “sconfiggere il Rassemblement National”, ma afferma che il partito dell’estrema destra non è sufficientemente duro con i musulmani?

Come possiamo dare un senso alla strategia di Macron, che sembra sempre meno una strategia, a meno che l’obbiettivo sia fare a pezzi quel che resta degli ideali francesi e aprire la via alla vittoria nel 2022 del Rassemblement National di Marine Le Pen, che diventa così la candidata principale per le prossime elezioni presidenziali?

Una cosa è certa: il regime di Macron ha mostrato a tutti la sua natura, e nessuna peculiarità culturale francese può giustificarlo. 

 

Articolo di Marwan Muhammad pubblicato su Middle East Eye French