I medici coraggiosi che curano il Covid a casa e l’ostruzionismo di Speranza

Nel quadro delle pessime scelte operate dalle autorità per la gestione della cosiddetta emergenza pandemica si è palesata anche un’altra Italia. Solidale e generosa, un’Italia che ha il volto di centinaia di medici desiderosi di operare in scienza e coscienza, per salvare vite umane ed essere fedeli al giuramento di Ippocrate piuttosto che a Big Pharma.

Da marzo 2020, quando fu ufficialmente dichiarata la pandemia in Italia, abbiamo assistito ad uno stato di grande confusione ed impreparazione da parte delle istituzioni, e diversi medici ospedalieri e di base si sono presto resi conto che qualcosa non quadrava nella narrazione dominante e nei protocolli ufficiali. Prima le autopsie clandestine all’ospedale di Bergamo hanno chiarito le vere cause del decesso dei pazienti, poi l’esperienza sul campo ha permesso di attuare una terapia domiciliare efficace. A partire dalla Lombardia, quindi nel resto d’Italia, diverse voci di medici si levano per rivelare che, se affrontato precocemente ed in modo adeguato, di Covid non si muore, non si finisce in ospedale, né tantomeno in terapia intensiva. Anzi, si guarisce, con o senza un’età avanzata, con o senza patologie.

Da allora i professionisti del Comitato Cure Domiciliari, presieduto dall’avv. Erich Grimaldi, raccoglie sempre più adesioni, fino all’attuale numero di circa duemila fra medici ed altre figure sanitarie, coordinate nella pagina Fb #terapiadomiciliarecovid19 (oltre 400 mila followers). I sanitari si rendono disponibili per curare gratuitamente chi non riesce ad entrare nelle cure ufficiali o chi in tali cure ha perso fiducia,  dopo la morte di  un genitore o altro parente. Su oltre diecimila casi curati in un anno e mezzo dai medici del Comitato i decessi si contano sulle dita di una mano. Segno che il Covid19 non rappresenta – come propalato dai media – la peste nera o un male incurabile ma semplicemente è stato mal curato. 

Questa realtà, se fosse accettata dalle autorità, minerebbe alle fondamenta la narrazione ufficiale secondo cui l’unica cura è rappresentata dal vaccino. Siamo prigionieri degli errori dei cinesi, che l’OMS ha replicato attuando protocolli di cura inefficaci e costosi, che hanno prodotto morte e miseria, oltre ad una progressiva privazione della libertà. Questi stessi “errori” hanno però evidentemente avvantaggiato i colossi dell’industria farmaceutica. 

Le cure verificate e proposte da questi medici in Italia, come pure da eminenti scienziati in altri Paesi (basti pensare al celebre epidemiologo francese Didier Raoult) ci avrebbero quasi certamente risparmiato migliaia di vittime, un assurdo regime sanitario e la devastante attuale crisi economica. Con tutta probabilità sarebbero stati superflui anche i lockdown ed evitato l’intasamento delle strutture ospedaliere. La pagina Fb del Comitato dei medici a favore delle terapie domiciliari è piena di testimonianze in questo senso.

Come noto, il Ministero della Salute non ha voluto prendere in considerazione queste voci. Anzi, in totale disprezzo delle evidenze scientifiche, di una sentenza del TAR del Lazio, della raccomandazione del Senato a favore delle cure domiciliari,  ha pervicacemente ribadito il protocollo racchiuso nella formula: “Tachipirina e vigile attesa”.

É seguendo queste linee guida che nei soggetti predisposti si può scatenare una polmonite dagli esiti anche letali. È così che si riempiono i pochi posti disponibili nelle terapie intensive nazionali. Ed è così che i cimiteri accolgono tante povere vittime, spesso senza nemmeno un funerale decente. 

Evidentemente il virus serve alla cattiva politica per legittimare, attraverso la paura della morte e della malattia, il proprio potere. 

Il Comitato cure domiciliari manifesterà domani 8 maggio a piazza del Popolo a Roma per chiedere il rafforzamento della medicina territoriale e nuove linee guida che tengano conto delle esperienze sui territori.