Fare il TSO ad un ragazzo che protesta è tradire la medicina

Il caso del diciotenne che in una scuola della città di Fano il 5 Maggio scorso ha messo in atto la propria protesta contro l’obbligo di indossare la mascherina in classe, financo incatenandosi al banco della scuola, mi ha fatto tornare in mente la scena del celebre film Easy Raider.

Jack Nicolson intorno al fuoco, prima di essere vittima di una sproporzionata violenza omicida, spiega ai suoi compagni di viaggio perché incontrassero ovunque l’ostilità delle gente a causa del loro abbigliamento: “hanno paura di quello che voi rappresentate…quello che rappresentate per loro è la libertà…parlare di libertà ed essere liberi sono due cose diverse…è difficile essere liberi quando ti comprano e ti vendono al mercato….e bada a non dire mai a nessuno che non è libero,  perché allora quello si darà subito un gran da fare ad uccidere e massacrare per dimostrarti che lo è…quando vedono un individuo veramente libero hanno paura..

Ci sarebbe molto da dire a proposito di questa vicenda, di come essa ad esempio sia stata scotomizzata dai media main stream, nonostante che sia senza dubbio una vicenda di grande significatività, come pure del fatto che l’evento sarebbe potuto essere salutato, a prescindere dal suo merito, come un gesto di protesta sano ed edificante in quanto proveniente da un ragazzo di quell’età, uno di quelli ai quali di solito rimproveriamo il disimpegno. Ma questa triste vicenda non rappresentante più solamente una questione di libertà individuali, essa ha un elemento particolare sul quale occorre riflettere, e cioè dell’utilizzo improprio e vessatorio della medicina.

La cronaca vuole che al ragazzo in questione sia stato somministrato il TSO ovvero un Trattamento Sanitario Obbligatorio come se esso fosse stato semplicemente un matto e quindi, senza alcuna diagnosi e tramite un utilizzo ideologico della medicina, un ragazzo che esprime con forza il proprio dissenso è stato spogliato dei propri diritti naturali e costituzionali essendo stato il suo caso derubricato da protesta civile a insania di mente.

Sarebbe stato comprensibile o quanto meno lineare se il ragazzo fosse stato multato, arrestato, sospeso dalla scuola, ma con quale logica un ragazzo che protesta viene considerato pazzo? Non vi è una sproporzione tra l’atto contestato al ragazzo e la risposta di chi di dovere? Come e perché sia stato possibile ricoverare questo ragazzo presso un reparto di psichiatria? Non salta all’occhio di tutti come questa procedura sia assolutamente impropria?

Ancora una volta la medicina e il sistema sanitario vengono utilizzati come strumenti di potere esecutivo e peggio ancora come grimaldello per scardinare le liberta naturali e civili degli individui. La medicina non è questa, questo utilizzo non corrisponde ne alla sua natura ne ai suoi fini.

I medici non possono e non devono assecondare un sistema che li coinvolge in contesti che gli devono rimanere estranei. I medici non possono e non devono trasformarsi in semplici esecutori di un potere che a quanto pare viene messo alle strette dalla legittima protesta di un giovane cittadino.

La lezione di Hannah Arendt sulla banalità del male è in questa sede particolarmente attuale e pregnante. La medicina non è nata per essere al servizio di alcun potere bensi per essere al servizio dell’umanità sofferente, i medici non possono essere meri esecutori acefali di ordini, ma devono rivendicare il loro ruolo di operatori di concetto la cui azione deve essere sempre informata al bene del paziente.

Sarà interessante indagare se gli ordini dei medici ultimamente sempre cosi zelanti a redarguire i propri iscritti non allineati agli orientamenti istituzionali, si degneranno con altrettanta solerzia, di occuparsi di una vicenda che nell’improprio utilizzo del sistema sanitario impone di mettere in discussione la deontologia dei sanitari coinvolti nella vicenda.