Caso Tariq Ramadan: cade un altro tassello dell’accusa, le accusatrici mentivano

Qualche giorno fa hai pubblicato sui tuoi social un post nel quale hai dato notizia dell’annullamento delle perizie del dottor Zagury, un “esperto” di cui avevi a suo tempo denunciato la parzialità e l’inconsistenza delle sue argomentazioni.
Vuoi riassumere questo passaggio della tua vicenda giudiziaria e dirci perché è tanto importante?

L’annullamento di questa perizia è importante per diverse ragioni. Prima di tutto perché era già noto che ognuna delle querelanti aveva mentito prima e dopo, che non avevano detto la verità sul fatto che non si conoscevano e che non avevano rapporti tra loro. La perizia stimava che avevano mentito perché erano in qualche maniera soggiogate e in preda ad uno shock post traumatico e il fine della relazione di Zagury era quello di dare un senso al loro comportamento e cioè che c’erano ben cinque persone che dicevano la stessa cosa.

Ebbene, una di loro non l’ho mai incontrata, delle altre due una non ha voluto presentare nessuna denuncia e l’altra ha detto che in realtà non voleva farlo. Tutto il caso si basava su quella perizia ma ora non è più valida. E ciò sia perché il perito aveva commesso errori di tipo giuridico-formale: è stato in contatto con le le querelanti senza averne diritto sia per altre criticità come il fatto che fa parte di Shibboleth, un’organizzazione nella quale ci sono ben sedici persone che mi hanno attaccato pubblicamente presentandomi come facente parte parte di un islam politico e pertanto soggettivamente e oggettivamente pericoloso. Tutto ciò ha invalidato il rapporto di Zagury.

Ora non sappiamo cosa succederà, al momento i giudici non hanno chiesto un’altra perizia  ed è probabile che se questo avverrà potrebbe essere redatta da un collegio di esperti.

Le falle nella tela che è stata tessuta contro di te sembrano mostrare sempre di più che il progetto costruito in ambienti islamofobi aveva pesanti compromissioni di una parte importante dei media mainstream e di personaggi della politica e dello Stato profondo. Cosa sta cambiando?

E’ esattamente così, quelli che i giudici istruttori avevano ritenuto indizi gravi non sono altro che menzogne, queste sì gravi e costruite, e non soltanto tra le querelanti ma anche da altri soggetti di primo piano. In Svizzera c’è stata una perquisizione che ha rivelato che Caroline Fourest *, al momento in cui sono stato arrestato era in contatto con uno dei testimoni e si rallegrava della mia detenzione. Anche Jean Claude el Fassi* aveva rapporti con le mie cinque accusatrici in Francia e con quella in Svizzera. Ci sono state con loro trattative di tipo economico per convincerle a procedere contro di me. El Fassi disse loro che la sua disponibilità finnziaria gli proveniva da ambienti dell’estrema destra islamofoba e dell’estrema destra sionista, quelli  che parlano di “musulmani che infestano la Francia” e invitano gli ebrei a lasciare la Francia e riparare in Israele.

Io l’ho detto fin dall’inizio: sarei stato la prima vittima ma altre ne sarebbero seguite. Il CCIF (Collectif Contre l’Islamophobie en France) è stato costretto a chiudere, così è stato per Baraka City e una cinquantina di moschee. Ci si può ben rendere conto dell’ampiezza della campagna ostile che ha avuto luogo.

Credi che la figura dell’attuale ministro della giustizia Dupond-Moretti, un avvocato che ha un passato da difensore del diritto può aver avuto un peso?

No, l’avvocato Dupond-Moretti che a suo tempo aveva chiesto che, anche nel mio caso, la presunzione d’innocenza fosse rispettata, dopo la sua nomina a ministro della giustizia non fatto ha assolutamente nulla. Dal punto di vista politico si ignora la valenza, appunto politica, del mio dossier e le posizioni della magistratura che è strettamente connessa con lo Stato sono sistematicamente negative nei miei confronti. Infatti non posso lasciare il territorio francese. Non posso andare a trovare la mia famiglia e mia madre che è malata a Ginevra. Ho avuto un permesso in via eccezionale ma c’è il rifiuto di normalizzare la mia condizione e da quasi tre anni sono sottoposto a misure di controllo giudiziario.

Ci chiediamo, e si chiedono molti di quelli che seguono dall’Italia la tua vicenda processuale, quali siano i tempi massimi di cui dispone la magistratura francese prima di iniziare il dibattimento, anche tenendo conto della tua condizione di assegnato a residenza obbligata. Quali saranno le fasi e che tempi prevedi?

Appunto, come dicevo poc’anzi trascinano la situazione ben sapendo che ciò ha pesanti conseguenze sulla mia salute e sul mio lavoro. Ho appena chiesto e ottenuto dall’Università di Oxford, in cui ero titolare di una cattedra di Studi islamici contemporanei, il pensionamento anticipato per ragioni di salute e dalla fine del mese cesserò tutte le mie attività accademiche. Più passa il tempo è più si acclara che gli inquirenti non hanno niente contro di me, ma questo m’impedisce di riprendere normalmente la mia vita e  ha una grave conseguenza sulla mia malattia. Ora, come dicevo non si sa se un’altra perizia psichiatrica sarà richiesta dai giudici. Se questo succederà ne avremo almeno per un altro anno, come è possibile che ci sia un non luogo a procedere, o che si vada a giudizio, è impossibile prevedere tempi e modi.

Vuoi dare un messaggio a quelli che in Italia ti stimano e condividono la tua visione dell’Islam in Europa?

Il messaggio che vorrei inviare a tutte le donne egli uomini che difendono una concezione dell’Islam che oggi è anche italiano, francese, inglese, un islam europeo, è di rendersi conto che non sarà affatto facile. Quello che è più ostico all’estrema destra, a quelli che non vogliono un percorso stabile e democratico, quelli che vogliono insistere con una mentalità colonialista, quelli che sostengono gli stati dittatoriali in Medio Oriente, e allo stesso modo appoggiano ciecamente Israele nella sua politica di annessione del territorio palestinese, nel non rispetto delle risoluzioni dell’ONU, per questi i più pericolosi non sono i musulmani violenti. Anzi estremismo e violenza sono oggettivamente alleati della loro politica di stigmatizzazione, discriminazione e chiusura. 

Quelli che loro temono di più sono quelli che con forza dicono “Noi siamo europei e musulmani”, quello che vogliamo è la giustizia e l’eguaglianza dei diritti e che ci batteremo nella società per questo, che la nostra presenza in Europa è un valore aggiunto di rispetto ed etica, e che la nostra cittadinanza europea non sarà scapito di quella dell’umanità in generale e se per questa nostra attitudine ci vorranno stigmatizzare e considerare un pericolo, noi persisteremo perché non siamo noi ad essere a rischio ma tutti i valori umani, i valori della dignità e della giustizia.

Per tutto ciò dobbiamo prepararci con pazienza e confidando in Dio, nella Sua grazia e nella Sua misericordia. Nessuno di noi è perfetto ma siamo tutti perfettibili. Dobbiamo renderci conto che tutta la classe politica ci dice oggi che estremismo e violenza sono i peggiori nemici mentre, ogni giorno di più ci rendiamo conto che quelli che per  loro sono i più pericolosi sono quelli e quelle che attingendo ai loro valori chiamano alla dignità e alla giustizia in società che stanno tradendo i loro stessi fondamenti etici e culturali. Il problema dell’Europa non è l’Islam ma la sua contraddizione con se stessa. 

*Caroline Fourest, giornalista e scrittrice, deve la sua notorietà al saggio “Frère Tariq” nel quale accusava l’accademico svizzero di essere un nemico dei valori e della società europea.

*Jean Claude el Fassi, fotoreporter franco-israeliano, si dedica da anni ad attività scandalistiche prendendo di mira, in particolare, persone ostili alla politica del governo israeliano tra cui Tariq Ramadan