Kais Saied sospende il Parlamento, aria di golpe in Tunisia

Il presidente tunisino Kais Saied ha sospeso il Parlamento e il licenziato il primo ministro Hichem Mechichi dopo una riunione tenutasi a Cartagine con i vertici della sicurezza e dell’esercito.

Ieri si celebrava il 64esimo anniversario della proclamazione della Repubblica tunisina, quella di ieri è stata una giornata di manifestazioni in diverse città del paese, i manifestanti protestavano contro il governo e contro Ennahda. 

Una dinamica consolidata ha visto in questo ultimo anno la contrapposizione in piazza dei sostenitori e degli oppositori del governo, la situazione derivata dall’epidemia di Covid ha inasprito la situazione. 

“La Costituzione non consente lo scioglimento del parlamento, ma permette la sospensione dei suoi lavori”, ha detto Saied, in realtà questa possibilità è prevista solo in caso di “pericolo imminente”, cosa che ha fatto parlare di golpe del presidente. 

Kais Saied ha inoltre annunciato la revoca dell’immunità dei parlamentari, decisione che alimenta il sospetto di una volontà di ritorsione da parte del presidente. 

La Tunisia è da anni in una situazione di instabilità politica che porta all’avvicendamento frequente di governi e primi ministri e l’ultimo periodo è stato caratterizzato da una forte contrapposizione tra il presidente della Repubblica e il presidente del Parlamento Rached Ghannouchi, leader del partito di ispirazione islamica Ennahada. 

Ghannouchi ha accusato il presidente Saied di aver compiuto “un colpo di stato contro la rivoluzione e la costituzione”.

“Riteniamo che le istituzioni siano ancora vigenti e che i sostenitori di Ennahda e del popolo tunisino difenderanno la rivoluzione”, ha detto all’agenzia di stampa Reuters il presidente del Parlamento.

Ennahda ha anche definito la mossa del presidente un “colpo di stato contro la rivoluzione”.

“Quello che sta facendo Kais Saied è un colpo di stato contro la rivoluzione e contro la costituzione, e i membri di Ennahdha e il popolo tunisino difenderanno la rivoluzione”, ha scritto Ennahdha in una dichiarazione sulla sua pagina Facebook.