Vaccini vs tracciamento e terapie precoci ecco le diverse strategie nel mondo

Esistono diverse evidenze assai poco analizzate quando si parla di pandemia Covid19. La prima è  che si tratta di una patologia curabile e guaribile a differenza di quanto affermano certi Governi e la stessa OMS, la seconda è che la mortalità sulla popolazione generale è  minore dell’1%. (4.782.664 decessi su 7,9 miliardi di persone = 0,6%).

Ma se vogliamo salvare anche quell 1% dobbiamo mettere insieme almeno tre condizioni e finora ci è riuscita forse solo la Svezia: cure domiciliari precoci, assistenza sanitaria tempestiva capillare e gratuita, tracciamento dei contagi da parte del SSN senza lesione dei diritti costituzionali e della privacy  (senza stato di eccezione ).

Se l’OMS avesse suggerito queste misure non sarebbe esistita nessuna pandemia ed i decessi sarebbero stati una quantità  assai trascurabile. Avremmo inoltre evitato gli effetti collaterali nefasti e talvolta letali di un vaccino sperimentale oppure sarebbero stati vaccinati solo gli anziani con più patologie 

Di fatto la discriminante per sconfiggere la pandemia non è  il vaccino ma l’applicazione di queste misure. Dobbiamo dapprima tener presenti variabili che interferiscono col contagio. Variabili  oggettive che determinano una maggiore diffusione del contagio nelle aree metropolitane e nei luoghi chiusi ed affollati o  soggettive come il cattivo stato del  nostro sistema immunitario e la presenza o meno di altre patologie, l’età avanzata. Questi  sono i fattori che predispongono ad un’evoluzione sfavorevole della malattia in assenza di cure precoci valide.

Ma ci sono altre variabili ambientali e sociali che rendono il contagio più o meno frequente, in particolare lo spengono nelle zone meno abitate e più remote e nelle persone giovani e sane,  il che spiega in parte perché il contagio sia stato scarso in Africa ed in alcuni paesi del Centro America come  Nicaragua, Salvador Guatemala. Ci sono stati casi in cui il virus ha colpito bambini immunodepressi o denutriti, specie in Congo, ma in genere per i paesi poveri la pandemia è stato un problema meno importante di fronte a flagelli come Tbc, Aids, malaria o denutrizione. Flagelli che fanno 10 o 50 volte le vittime del Covid ma su cui nessuno fa politica o soldi. Sono anche Paesi dove la gente viaggia meno rapidamente per mancanza di mezzi e quindi si contagia di meno.

Oppure dobbiamo pensare che alcuni paesi hanno sovrastimato o sottostimato  contagi e decessi?

Esistono quattro situazioni: 

 1-Quella dei paesi asiatici con pochi contagi e pochi decessi grazie al tracciamento sistematico della popolazione come la stessa Cina, Taiwan, Corea del Sud, Giappone, Singapore, Nuova Zelanda.

2-Paesi industrializzati che si sono affidati quasi unicamente al vaccino. Tra questi Paesi i più colpiti sono quelli dove il neoliberismo ha privatizzato di fatto la sanità indebolendo il SSN ed infeudando lo Stato alle case farmaceutiche. Italia, Francia,  Germania, Regno Unito, Usa  sono stati colpiti in assenza di cure domiciliari efficaci statali. Per tutto il 2020,  ovviamente non c’era nemmeno il vaccino e gli anziani morivano a migliaia, di abbandono, nelle RSA in tutta Europa. Può  darsi che in questi Paesi il numero dei deceduti  sia stato sovrastimato ma comunque è  stato il crollo del sistema sanitario pubblico a produrre la maggior parte delle vittime . 

3-Paesi poveri che si sono affidati da subito alle cure domiciliari e che hanno avuto pochi decessi o comunque la stessa percentuale di decessi degli Stati in cui si è vaccinato .

4-Paesi che hanno avuto pochi decessi senza praticare alcun lockdown come la Svezia o che ne hanno avuti moltissimi vaccinando tutti come Israele. Due casi diametralmente opposti.

L’ India ad esempio dove è  stato distribuito un kit di cura domiciliare casa per casa ha avuto mezzo milione di  morti su un miliardo e trecento milioni di abitanti quasi 1/15 dell’Italia in proporzione alla popolazione. Chi parla di strage non conosce l’India paese caotico ed ingovernabile con distanze immense da tutti i punti di vista, dove le autorità sono riusciti  a contenere i decessi. Ma anche qui l’assistenza ai malati gravi  è a pagamento e si sono salvati i cittadini di classe media che hanno dovuto sborsare decine di migliaia di rupie per curarsi.

La Cina se l’è cavata abbastanza bene contenendo il numero dei deceduti e l’impatto sull’economia che invece è stato molto forte in Occidente. La pandemia ha messo dovunque a nudo le carenze dei sistemi sanitari distrutti da tagli decennali e privatizzazioni selvagge.     

Diversi Paesi poveri dell’Africa e dell’America Latina hanno preferito affidarsi da subito alle cure precoci distribuendo un kit di medicinali casa per casa. Chi si ammala viene curato per telefono o a domicilio piuttosto che in ospedale.

Sono Paesi che non hanno i mezzi per accedere alla vaccinazione di massa né per isolare  i contagiati come hanno fatto con successo Taiwan, la Corea del Sud, o la Nuova Zelanda, Seul solo adesso sta vaccinando ma ha sempre contrastato col tracciamento i focolai dell’infezione ed infatti ha pochissimi deceduti. Sulla situazione in America Latina il dr. Edoardo Missoni cooperante del Ministero degli Esteri italiano afferma durante una intervista ad Agensir “Non penso che il vaccino sia l’arma salvifica, certo si tratta di un tema complesso e non appena si avanza qualche distinguo si rischia di essere catalogati come no vax. Il fatto è che una campagna vaccinale potrebbe funzionare solo se venisse fatta in brevissimo tempo in tutto il mondo, cosa impossibile”. 

Ed infatti il Covid viene di fatto ridimensionato grazie al tracciamento (ignorando la privacy e qualche articolo della Costituzione) sul modello asiatico oppure attraverso la medicina domiciliare pubblica capillare e gratuita. Paesi che hanno un sistema sanitario a pagamento o carente oppure dove le condizioni sociali rendono impossibile la quarantena avranno per forza una percentuale di decessi dovuta alla malasanità e non al Covid in sé

Questa testimonianza del medico italiano Leopoldo Salmaso residente in Tanzania trasmessa da Byoblu24 spiega molte cose.Questo medico è tra l’altro responsabile della lotta al Covid in Tanzania ed è assolutamente contrario a questi vaccini.

Paesi come il Burundi e Tanzania hanno continuato ad usare le cure domiciliari, non lo zenzero (come hanno affermato i giornalai nostrani) ma idrossiclorochina, ivermectina, cortisone, vitamine C e D zinco lattoferrina. 

Il dottor Salmaso che ha lavorato in passato anche con il dottor Carlo Urbani ed è un professionista serio, spiega l’importanza delle terapie domiciliari nei paesi in via di sviluppo, dove l’emergenza è la malnutrizione e non certo la pandemia provocano decine di migliaia di morti ogni anno.

In Tanzania gli infermieri ed i pochi medici presenti vanno a visitare la gente nei villaggi con pochi mezzi riuscendo a salvare molte vite umane compresi gli ammalati di Covid19.