Benedetto XVI il papa che ha rifiutato il relativismo

Con la morte di Joseph Ratzinger, Benedetto XVI papa emerito, se ne va da questo secolo un insigne rappresentante di quello trascorso, che lui ha vissuto a lungo attraversandone i tormenti e le vicissitudini. Fine studioso e teologo di riferimento di una parte importante del mondo cattolico, Ratzinger ha tentato, senza riuscirci, di tutelare il ruolo spirituale della Chiesa di Roma, oltre la sua dimensione morale e solidaristica.

Un mese prima del Conclave che, al quarto scrutinio, lo avrebbe eletto Papa, partecipando alle meditazioni della Via Crucis ebbe a dire: “Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della tua Chiesa!».

Parole forti che testimoniavano una preoccupazione reale per la cristianità e, in apertura del Conclave pronunciò un’omelia dove, tra l’altro, condannò  la «dittatura del relativismo, che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie».

Ne uscì appunto Sommo Pontefice e sembra appurato che il secondo score lo ottenne Jorge Mario Borgoglio, dato questo che indicava una profonda spaccatura nella Chiesa di Roma e che si sarebbe evidenziata con le sue dimissioni, segno, a nostro avviso, di un non possumus: la cifra del suo fallimento e l’indisponibilità a soccombere alle pressioni che dall’interno e dal mondo gli venivano rivolte.

Si scontrò con la comunità ebraica revocando la scomunica a quattro vescovi lefevriani, uno dei quali, Richard Williamson, aveva osato dichiarare che gli attentati dell’11 settembre 2001 furono organizzati dai militari statunitensi per giustificare le invasioni di Afghanistan ed Iraq e che le Torri Gemelle crollarono non a causa degli aerei dirottati, ma a causa di missili americani o da altre cause ad essi riconducibili e si spinse fino a sostenere l’autenticità dei Protocolli degli Anziani Savi di Sion. Si inquietò perfino Frau Merkel ma poi tra ritrattazioni e precisazioni finì tutto a tarallucci e vino.

Il suo rapporto con l’Islam fu franco e non assunse mai i toni melliflui con cui molti cristiani dissimulano quell’insoddisfazione che Dio ci ha preannunciato nel Corano (v. Al Baqarah 120).

Un anno e poco dopo esser salito al soglio pontificio, giocando in casa, a Ratisbona tenne una memorabile lectio magistralis nella quale, ad onta delle posizioni conciliari si spinse a citare una frase attribuita all’imperatore bizantino Manuele II Paleologo estremamente dura nei confronti del Profeta Muhammad e della sua missione. Poi disse di non condividerla, ma tant’è …

Nel complesso è stato l’ultimo dei Papi de l’ancien regime. Fedele al rito e convinto che extra ecclesiam nulla salus. Se fosse stato musulmano lo avrebbero definito un integralista, per quanto ci riguarda fu un “avversario” coerente al suo ruolo, onore a lui.

Ai cattolici che lo rimpiangeranno sinceramente tutte le nostre condoglianze, siamo di Dio e a Dio torniamo.