Analisi del Jihad: dalla tradizione orale al cyberwarfare, il nuovo libro di Arianne Ghersi e Roberto Milani

Il libro Analisi del Jihad: dalla tradizione orale al cyberwarfare, frutto della collaborazione tra Arianne Ghersi e Roberto Milani, si presenta come un’opera ambiziosa, plasmata dall’esigenza di esplorare il concetto di jihad con un approccio interdisciplinare. Questa analisi non è nata in risposta al conflitto Israele-Palestina, ma piuttosto si propone di guidare il lettore attraverso la formazione di consapevolezze, ancor prima che le tensioni emergessero in modo così palpabile.

Ghersi, esperta analista geopolitica, e Milani, un Senior IT Manager specializzato in cyber security, combinano le loro competenze per fornire un quadro completo del fenomeno jihad, offrendo una visione antropologica/storica e una disamina del mondo cyber. Ciò che rende unico questo testo è l’impegno degli autori nella raccolta e divulgazione di dati imparziali, privi di qualsiasi inclinazione personale. Questo approccio riflette la consapevolezza della potente influenza della comunicazione mediatica, che spesso indirizza il pubblico verso prese di posizione nette.

La coinvoltura di esperti come Vasco Fronzoni, Fabio Bozzo e Fabrizio Fratus arricchisce ulteriormente la prospettiva dell’opera, offrendo un quadro multidimensionale del tema trattato.

La prefazione di Fronzoni, professore associato di Diritto musulmano, sottolinea la complessità del contesto religioso e legale legato al jihad. La presenza di Bozzo, storico e saggista, fornisce un ancoraggio storico essenziale, mentre Fratus, sociologo e direttore de “Il Talebano”, completa l’opera con una postfazione che prospetta il futuro del jihad.

Il punto culminante del libro è l’approccio inedito di intervistare esponenti con visioni opposte rispetto all’Islam e quindi rispetto al tema del jihad. Le interviste a Davide Piccardo, direttore de laluce.news, e Bill Warner, presidente del CSPII (Centro per lo studio dell’Islam Politico Internazionale), aggiungono una profondità significativa al testo, offrendo al lettore un’opportunità rara: comprendere il concetto di jihad attraverso le prospettive contrastanti degli intervistati. 

Warner nella sua visione che risponde all’islamofobia classica di stampo neocon USA, vede il concetto di Jihad sovrapponibile a al “terrorismo” concetto che negli anni la politica USA ha applicato ad ogni forma di resistenza anti-imperialista, e per farlo utilizza il metodo di individuare dai testi sacri riferimenti ad hoc e decontestualizzarli.

Il direttore del nostro giornale, Davide Piccardo, invece spiega che il miglior jihad come affermato dal profeta Muhammad “è una parola di giustizia davanti a un governante o un capo ingiusto”

Poi Piccardo continua affermando che: “Questo detto spiega in modo inequivocabile la preminenza che l’Islam accorda all’impegno per la verità e per la giustizia conferendo ad un atto non violento ed estremamente coraggioso il primato davanti a Dio. Un esempio concreto di questo jihad potrebbe essere l’opera del profeta Mosè quando con la parola ammonisce il potente Faraone.

Il jihad minore quindi è quello sociale, che consiste nel difendere i diritti, la giustizia, la pace e la libertà di tutti gli esseri umani e può assumere diverse forme, a seconda del contesto e delle circostanze: può essere una testimonianza, un dialogo, una cooperazione, una resistenza, una protesta o anche una guerra difensiva.
Il jihad deve sempre essere guidato dai principi etici dell’Islam, che vietano l’aggressione, l’oppressione, l’ingiustizia e la violenza gratuita. Il jihad deve sempre essere proporzionato, legittimo e necessario.”

In conclusione, “Jihad” si presenta come un’analisi esaustiva e organica di un tema complesso, che sfida le convenzioni fornendo un’analisi imparziale. La sua accessibilità, adatta sia agli esperti del settore che ai neofiti, contribuisce a rendere questo libro una lettura imprescindibile per chiunque sia interessato a comprendere a fondo il concetto di jihad nella contemporaneità.