Eric Clapton per i bambini di Gaza

Il giorno della Festa della Repubblica, al Lucca Summer Festival 2024, Eric Clapton ha portato sul palco il blues e i colori della Palestina. Un grande spettacolo per veicolare anche una grande causa.

La tappa italiana con cui Eric Clapton ha concluso le parte europea del suo tout mondiale 2024 ha aperto le danze del Lucca Summer Festival 2024. Inserita un po’all’ultimo minuto si tratta anche l’unica data del tour a non aver avuto artisti di supporto. Soltanto l’esibizione del nostro, accompagnato come al solito da musicisti straordinari, per un’ora e mezza di grande musica a cui si è poi aggiunto il bis. Per tutto il concerto Clapton ha usato una sola chitarra elettrica, quella con i colori della Palestina. Eppure, oltre ai testi delle canzoni, lo si è sentito dire solo “buonasera”, “grazie” e (inaspettatamente) “Lory Del Santo”. Mai pronunciate le parole “Gaza” e “Palestina”. Eppure…

L’impegno di Eric Clapton per la Palestina

Clapton non è mai stato il classico personaggio pubblico socialmente impegnato, non nella parte più gloriosa della sua carriera e di certo mai con un’ostentazione che contraddirebbe la sua riservatezza. La prima posizione realmente “radicale” registrata è quella in cui si è unito a Van Morrison contro le misure restrittive durante la recente pandemia per poi denunciare poco dopo gli effetti che la vaccinazione gli aveva provocato. 

Dopo l’intervento militare israeliano in corso da otto mesi a Gaza, mentre tutti si nascondevano dietro la condanna di Hamas per i fatti del 7 ottobre, il 17 novembre scorso Eric Clapton ha pubblicato lo strumentale Voice of a child che successivamente, col testo, è diventata Prayer of a child. Si tratta di un brano per le decine di migliaia di bambini uccisi da Israele. L’8 dicembre ha registrato un concerto davanti a poche persone dal titolo To Save a Child – In Aid of Children of Gaza. In quell’occasione ha mostrato per la prima volta al pubblico una Fender Stratocaster appositamente realizzata con i colori della bandiera della Palestina. Il concerto è disponibile sulle piattaforme digitali dal 26 aprile ed i proventi saranno interamente devoluti per aiutare i bambini di Gaza.  

Un’iniziativa partita in sordina  

Nessun particolare proclama ha accompagnato questo coraggioso e meritevole operato al punto che la particolare colorazione della chitarra, negli ambienti che sostengono la causa palestinese, è stata notata soprattutto dopo l’apertura del tour mondiale che ha avuto luogo il 9 maggio a Newcastle (UK). Anche il Jerusalem Post ha aspettato il 28 maggio per emettere la solita accusa di antisemitismo (che però poi è arrivata), per non dare visibilità all’iniziativa. In occasione del concerto del 2 giugno tenutosi a Lucca non sembra siano state avvistate bandiere della Palestina. C’era ad esempio una coppia di ragazzi molto giovani insieme ai genitori di lei. Potevano benissimo essere li perché coinvolti dagli adulti e invece, soprattutto lui, conoscevano tutti i testi, anche quelli risalenti agli anni ’60. Ma al momento di Prayer of a Child è stata la mamma della ragazza a dire loro “questa è la canzone scritta per Gaza”. I ragazzi credevano fosse un inedito della serata e qualcuno ha fatto notare loro che la cosa va avanti da un po’, indicando la chitarra “colorata” sul grande schermo. Comunque sia, dal 12 luglio il concerto To Save a Child sarà acquistabile anche su vinile, cd e blu-ray. Il pubblico fedele a questo artista, nel tempo, alimenterà i proventi per i bambini di Gaza. 

Raccontato tutto ciò, passiamo ora allo spettacolo musicale che è andato in scena a Lucca.

La serata italiana di Eric Clapton

Forse a causa della forte umidità dovuta al temporale pomeridiano, Eric Clapton si è presentato sul palco un po’ meno stiloso del solito. Berretto con visiera e lungo impermeabile, foulard intorno al collo e mani coperte da guanti mezze dita. Ad un certo punto, probabilmente per proteggere il collo dalla temperatura che calava, ha anche coperto il berretto col cappuccio della felpa per poi rinunciare subito alla trovata a causa della scomodità. A 79 anni letteralmente suonati, affetto da neuropatia periferica, l’immagine del guitar hero mostra i segni del tempo ma la profondità della sua esibizione no!

La scaletta è cambiata più volte dall’inizio del tour arrivando a Lucca (vedi i dettagli qui) con una sequenza stabile nei primi due terzi. La parte iniziale apre con uno strumentale inizialmente scritto come tributo a Jeff Beck ma rinominato per raccontare le tristi macerie lasciate a Gaza da Israele (Blue Dust). Questa parte del concerto finisce con la suddetta Prayer of a Child.

Arriva poi il momento centrale, acustico, che si conclude con la sempre commuovente Tears in Heaven. La tragica storia che vi sta dietro è nota ai più ma forse nessuno si aspettava che durante la canzone Clapton pronunciasse il nome della donna con cui ha avuto il figlio prematuramente scomparso: “Lory Del Santo” (italiana, per chi non la conoscesse). Non è da escludere che la sorpresa nella terza ed ultima parte del concerto avesse un legame con questa rievocazione.  

Si ritorna infine alla chitarra elettrica, sempre color Palestina, e si comincia da un brano del periodo dei Dominos, Go to get better in a little while, che venne pubblicato solo postumo e dal vivo. Si tratta di un rock-blues che rievoca un modo di fare musica di oltre 50 anni fa ma che mantiene inalterata la sua energia. Le parti di chitarra in stile “originale” spettano a Doyle Bramhall, al seguito di Clapton ormai da tempo, che dimostra di averle tanto studiate. Nello stesso brano trova spazio anche l’assolo di batteria di Sonny Emory. Poi arriva la sorpresa, evidenziata anche dai siti dei fan-specialisti che tracciano ogni cosa, cioè il rispolvero del brano Old love nel punto in cui lo spettacolo dall’inizio del tour prevedeva altri brani. Se fosse dedicata a qualcuno in particolare solo Clapton può saperlo ma non è tipo da dichiarazioni a mezzo stampa. 

Dopo l’immancabile tributo a Robert Johnson, uno strumentale del bassista Nathan East introduce l’ultima canzone: Cocaine!!! Da quasi 50 anni questo brano fa saltare tutto il pubblico ma da tempo, in ogni momento dove la folla urla “COCAINE”, Clapton e tutta la band aggiungono “the dirty cocaine”, a sottolineare la lettura sarcastica del testo in cui comunque i più ci vedono un’esaltazione dei poteri della cocaina. Anche e forse soprattutto chi non ne ha mai fatto uso. Difficile però immaginare che una certa ambiguità non abbia da sempre giocato un ruolo determinante. 

E’ il momento dei saluti, giusto il tempo di fare finta di abbandonare il palco prima del bis e si viene congedati dal blues shuffle di Before you accuse me (take a look at yourself). Quando si accendono le luci si va tutti via un po’ frastornati, le botte sono arrivate a chiunque ma a nessuno sarebbe dispiaciuto prenderne ancora un po’. Perché la chitarra di Eric Clapton è come un coltello affondato nella piaga per il giusto numero di millimetri.