Giornata della memoria: abbiamo un grosso problema

Se a 20 anni dall’istituzione della giornata della memoria ed a 75 anni dalla liberazione del campo di concentramento di Auschwitz si parla di un ritorno dell’antisemitismo allora forse abbiamo un serio problema e le soluzioni che mettiamo in campo possono essere considerate inefficaci.

Da un paio d’anni in Italia a “sinistra” ci si racconta che in generale il problema è Salvini, ma se quest’ultimo ha avuto il coraggio di affermare che l’antisemitismo in Italia sarebbe dovuto agli immigrati musulmani, e se dalla comunità ebraica non si è avuta sostanzialmente alcuna replica a questa affermazione revisionista, allora il problema è altrove. Gli ebrei in Italia non sono esenti da colpe.

Ha fatto eccezione un fuoriclasse come Moni Ovadia che ha dato della canaglia e dell’avvoltoio a Salvini ma per quanto riguarda ad esempio la senatrice a vita Liliana Segre, dopo alcuni giorni di mutismo, all’ennesima domanda sulla cavolata del leader della Lega ha risposto che lei di Salvini preferisce non parlare. Eppure sia lei che la comunità ebraica hanno notoriamente una certa reattività. Il rabbino di Roma ad esempio ha replicato istantaneamente, e giustamente, ad una recente scemenza laicista di Dacia Maraini, cosi come la Segre di solito non tace su questioni che riguardano l’antisemitismo.

Si potrebbe frettolosamente pensare che il silenzio della Segre e della comunità ebraica italiana in merito alle assurdità di Salvini sull’antisemitismo siano riconducibili all’altra parte delle dichiarazioni dello stesso, e cioè sul suo proposito, in caso andasse al governo, di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele, come ha fatto Trump, e di bandire il movimento BDS che boicotta Israele. Anche su questo aspetto tra gli ebrei fa eccezione Moni Ovadia che ha denunciato il clima intimidatorio nei confronti di critica le politiche di Israele cioè la famosa equazione secondo la quale antisionismo=antisemitismo che è infame quanto diffusa.

Ma il problema forse è più generale e riguarda lo schema dell’operazione memoria che vede quasi sempre solo gli ebrei in cattedra e questo, oltre a non favorire l’assimilazione collettiva della Storia, rende possibile che una comunità ebraica come quella italiana, quasi all’unanimità propensa a non riconoscere le ragioni dei palestinesi, avendo degli interessi nel non replicare a Salvini finisca per avvallare le sue assurdità sull’antisemitismo. Ma noi italiani, e l’Occidente di cultura cristiana, non abbiamo affatto bisogno di prendere lezioni di antisemitismo dagli immigrati musulmani. Far passare questo concetto è molto pericoloso e non si capisce come gli ebrei possano avere interesse a non contrastare questa falsità storica.

La comunità ebraica ha la necessità vitale, oltre che il sacrosanto diritto, di avere il suo presidio costante sulla memoria della Shoah, perché non viviamo su un altro pianeta rispetto a quello dell’Olocausto e perché noi occidentali siamo la “civiltà” che lo ha partorito. Se però questa necessità soggettiva monopolizza la necessità collettiva di comprendere l’abominio in questione, e se la memoria della Shoah finisce per diventare la Storia della seconda guerra mondiale, allora abbiamo sbagliato su tutti i fronti.

Relativamente al monopolio della memoria Luca Beltrami Gadola ha affermato che la comunità ebraica “si è assunta il ruolo di portatrice privilegiata di una memoria collettiva” e lo ha detto proprio in merito ad una “operazione memoria” che in qualche modo ha riscritto la storia, il caso cioè del memoriale dei giusti sul Monte Stella a Milano per il quale Graziella Tonon ha affermato che “il giardino dei giusti non può essere ingiustoquella parte del Monte non appartiene più al memoriale della Milano martoriata dalla guerra, ma a un altro memoriale”.

L’Olocausto è parte della storia del ‘900 ma ci sono stati anche altri milioni di vittime nei conflitti del secolo scorso e la Seconda Guerra Mondiale non è stata certo combattuta per oppose vedute sulla sorte degli ebrei. Le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki sono state sganciate dagli USA che erano contro l’asse nazista di cui faceva invece parte il Regno d’Italia, ma questo giustifica le bombe atomiche? Se la gente mediamente ignora, tra le tante cose, le ragioni di quella guerra ed i suoi fatti sostanziali in generale non può contestualizzare e comprendere la sciagura dell’Olocausto e le sue proporzioni. Ed anche chi rievoca fanaticamente certi simboli abominevoli il più delle volte non sa di cosa parla.

Il caso del Monte Stella a Milano è un classico esempio di sproporzione tra memoria e Storia, con un’opera invasiva quanto la tomba progettata da Totò per estorcere soldi a Peppino nel film “Signori si nasce” (1960) e che manco a farlo apposta contemplava anche un muro del pianto. Ma Storia e memoria sono due cose diverse ed il loro rapporto è come quello che c’è tra la comprensione (la Storia) ed il ricordo (la memoria), tra l’oggettivo (in teoria la Storia) ed il soggettivo (tendenzialmente la memoria). Lo storico Alessandro Barbero afferma che “la memoria è soggettiva… non è mai condivisa… è uno slogan che la nostra politica ripete da tempo ma lo slogan della memoria condivisa è uno slogan completamente idiota”.

Lo stesso Barbero, anche noto come lo storico che batte gli influencer, alcuni giorni fa si è espresso su memoria ed antisemitismo ed ha detto che: “i parlamenti non dovrebbero mai esprimersi sulla storia e sulla memoria, anche con le migliori intenzioni” e che non vi è alcuna riemersione dell’antisemitismo “se non nella misura in cui in questa società estremamente frammentata ci sono singoli o gruppi che nutrono un odio ingiustificato per qualcuno, e vanno a sparare” (non solo odio verso gli ebrei quindi), ed ha detto anche che “alcuni volutamente confondono antisemitismo e opposizione alla politica israeliana… c’è chi ha interesse a impedire che si critichi lo stato di Israele. Questo è antisemitismo inventato”.

Immediata la replica di un certo Davide Riccardo Romano che sul suo profilo Facebook dice di lavorare per Repubblica, dove ha un blog con 3 articoli in 5 anni, e che per l’intervista di Berbero ha istantaneamente lanciato un “allarme: abbiamo uno storico televisivo con forti pregiudizi. Secondo voi è il caso che vada sul servizio pubblico?”. Vi invitiamo a leggere tutto il suo post su Facebook ed i relativi commenti, a conferma di quel surplus di memoria, derivante da un esercizio estensivo della stessa, che si configurerebbe come ingrediente dell’eccesso di storia con cui la nascita dello stato di Israele ha colmato il difetto di geografia della millenaria diaspora ebraica.

Di diverso avviso rispetto ad Alessandro Barbero anche il Presidente del Consiglio Conte che, in aggiunta alla Commissione Parlamentare sull’Odio proposta da Liliana Segre, ha ritenuto di dover nominare un Coordinatore per la Lotta all’Antisemitismo presso il Consiglio dei Ministri. L’incarico è stato affidato a Milena Santerini della Comunità di Sant’Egidio la quale neanche se l’è sentita di replicare alla fake news di Salvini sull’antisemitismo importato dagli immigrati musulmani. Dobbiamo aspettarci che chiuderà i porti ai musulmani in modo da risolvere il problema a monte?

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