Essere il primo medico di se stessi

Il motto socratico “conosci te stesso” ha mille risvolti e sfaccettature. In ambito medico si potrebbe traslare nell’affermazione “Ciascuno è il miglior medico di se stesso”. In effetti chi conosce se stesso sa curarsi e farsi curare.

Non esiste infatti malato più difficile da curare di colui che non sa di essere malato. Intere librerie non possono insegnare al medico quello che il malato può imparare da se stesso, perché ciascuno essere è unico nella sua salute e anche nell’espressione dei sintomi del proprio malessere. Lo stesso dicasi, per estensione, della conoscenza della madre verso il proprio figlio.

Essa presiede ad esso come il migliore medico, essa conosce del proprio figlio quello che a tutti sfugge.

Incauto e velleitario sarebbe l’atto di qualunque medico volesse mettere la propria scienza nel mezzo tra l’istinto della madre e le esigenze della propria prole.

IL SENSO DELLA MALATTIA

Il medico può solo accompagnare e non costringere il paziente verso la vera guarigione, perché la guarigione, quella vera e non la soppressione dei sintomi, presuppone un cambiamento e una crescita. La crescita è d’altra parte il sintomo della libertà, se non vi è libertà non vi è crescita. Il senso della malattia in fondo è quello di essere un invito a rimuovere gli ostacoli alla nostra libertà, un invito a liberarci da ciò che ci opprime.

Può essere a volte un’idea sbagliata che blocca il libero fluire delle energie dell’uomo, come ad esempio credere che un comportamento nocivo sia salutare, o una situazione familiare o sociale, un blocco psicologico legato ad un trauma, giusto per fare qualche esempio.

RITROVARE LA FIDUCIA NEI PROPRI MEZZI

La meravigliosa complessità del creato abbisogna però di argomenti semplici per essere capita. Così quando ascoltiamo un nostro paziente che lamenta dolore al terzo chakra o la madre che abdica al proprio istinto in favore della scienza delle curve di crescita o dei percentili, il medico saggio non può non vedere il vicolo cieco verso il quale si sta infilando quel paziente.

Quando infatti il primo passo è nella direzione sbagliata, tutto il cammino, per quanto sforzi si possano fare, non potrà che portare ad una meta errata. Per essere medico di se stesso bisogna innanzi tutto capire se stessi in modo certo, chiaro e profondo, ma una semantica presa in prestito non sarà mai utile allo scopo.

Per conoscere se stessi quindi bisogna a volte fare un passo indietro e ritrovare la fiducia nei propri mezzi e nelle proprie intuizioni. A quel punto, anche la situazione più complessa tenderà a sbrogliarsi e si aprirà la strada che porta al compimento degli scopi più alti della nostra esistenza, che di solito, ma non sempre, passerà per la guarigione.