Un nuovo anno inizia ed è già una notizia. Che rispedisca i virologi dalle luci della ribalta alle lampadine a risparmio energetico dei loro laboratori. Così il biancore dei loro volti e del loro linguaggio potrà tornare a risplendere in un solitario pallore. O al massimo si conceda loro di ritornare alla luce diffusa delle aule universitarie dove rivestire i dismessi panni di sacerdoti accademici, in presenza però per favore.
Che Amazon, nella sua versione immediata e apparentemente gratuita di prime, spedisca il vaccino nelle case di tutti gli italiani. Così tutti torneranno a sentirsi dei piccoli supereroi del quotidiano, senza esagerare per cortesia; mai dimenticare infatti i due dogmi neo-millenial: distanziamento sociale e mascherina.
Che una delle prime dosi pubbliche si diriga verso Burioni, così solo per un dimenticato spirito di grottesca sublimazione. Da fruire possibilmente per via rettale a scanso di equivoci e magari in Piazza duomo a Milano, in mezzo alle folle tornate allo stupore dell’aperitivo, a base di spritz, iniezioni e patatine. Che la folla beva e rida mentre ruota intorno al virologo per bruciarne le copie del suo ego, che con strano spirito di transustanziazione nel frattempo si son fatte libri.
Che il governo organizzi una bella partita del cuore per pacificare il paese: negazionisti contro rigoristi. La prima squadra capitanata da Sgarbi, la seconda da Speranza, il buffone di corte contro il ministro della malattia. Se possibile, arbitrata da Conte, il moderato giurista diventato triste sacerdote della contesa. Sugli spalti rigorosamente vuoti echeggino le grida negazioniste: buffoni, pagliacci, farabutti…mentre dall’altra parte niente, soltanto silenzio e applicazione, nell’impegno e nel protocollo.
A bordo campo giacciano due aerei americani, un déjàvu lungo più di settant’anni, sponsorizzati da un nome che pare tedesco. Non rilasciano soldati, ma fiale, che in fondo il mondo si è rimpicciolito nel corso dei decenni!
Che la telecronaca sia affidata a Fazio e al suo fianco Cruciani, come commento tecnico. Giusto per vedere tra il teatrino dei buonisti e dei cinici, chi finisca col prevalere; due ostentazioni vendute come ricami del nulla agli occhi e all’udito.
Che quest’anno riporti nei salotti il teatro antidialettico dei Renzi e dei Salvini, il volto stupito da scemo del villaggio di Zingaretti e tutt’intorno il meraviglioso mondo delle piccole comparse. Che in fondo la vera Politica ci è molto mancata. Brame di potere, marketing quotidiano, futili battaglie e linguaggio programmato sul linciaggio.
Che magari ci riporti un nemico visibile contro cui combattere in maniera vigorosa. Un musulmano, un nero, un ebreo, un frocio, un capitalista, un cinese, un americano…insomma qualunque cosa pur di non scappare di fronte al primo nemico capace di proiettare l’ombra della morte. Un nemico tale da farci raddrizzare la schiena ingobbita e lo sguardo vigliacco. Un debole insomma per farci risentire grandi e potenti. Oppure un forte per ridestare desiderio ed emulazione.
Che magari ci porti una rivoluzione, ma alla vecchia maniera. In strada e non dietro dietro uno schermo, fatta con le mani e non con le dita. Con una piccola differenza soltanto: lasciar stare utopie e modellini statali, che ormai son fuggiti via. Lasciar perdere anche i soldi e le classi sociali. Magari sarà il paventato scontro generazionale a farsi lotta: i giovani contro i vecchi e di sicuro vincerebbero i secondi, per numero e forza.
Oppure una sacra alleanza tra vecchi e giovani contro la mezz’età, quello strano territorio che sempre decide senza rischiare e muovendo le fila di ogni cosa. Così i due esclusi poli potranno ribellarsi al saggio principio di aristotelica e orientale rimembranza, secondo cui il giusto sta sempre nel mezzo. Saggezza su cui semina e germoglia da sempre il potere, mentre ai lati si spera o si ricorda.
Che il nuovo anno ci porti amore, pace e serenità…ah no, questo è il messaggio dei storytellers di instagram o della Chiesa, che in fondo sono diventati la stessa cosa. Che ci porti piuttosto vitalità e la licenza di un tono dissacrante, il passo di uno scherzo come quanto qui scritto, che il mondo orfano del sacro è già faccenda davvero complicata. Che ci riporti l’ironia e il miglior umorismo che nel frattempo hanno dimenticato la loro vera origine, che sfacciata e ostinata siede di fronte alla morte e al dolore.