Coprifuoco alle 22 e preghiera di Tarawih a Ramadan: le moschee scrivono alle Prefetture

Le prefetture stanno iniziando a concedere alle comunità islamiche locali deroghe sul coprifuoco in caso di rientro dalla Preghiera serale di Tarawih prevista nel culto islamico durante il mese di Ramadan.

I protocolli per le confessioni religiose risalgono a maggio 2020 mentre il coprifuoco dalle 22.00 alle 5.00 è stato introdotto col Dpcm del 3 novembre. E’ consentita la circolazione “fuori orario” solo nei casi in cui è impossibile non spostarsi nella fascia vietata, come nel caso del rientro dal luogo di lavoro. 

Però tra qualche giorno inizia il mese di Ramadan ed i musulmani compiono delle preghiere serali ad orari che non consentono di rientrare prima delle 22. Le preghiere islamiche non hanno orari scelti a tavolino ma dipendono dalle posizioni astronomiche della terra rispetto al sole.

Per questa particolare preghiera serale del Ramadan l’orario va orientativamente dalle 21.45 alle 23.00 (l’orario varia da città a città) e, rispettati i relativi protocolli, le esigenze di culto non sono derogabili.

Quindi che fare per il Ramadan 2021 col coprifuoco? 

A Roma, dove c’è la Grande Moschea a cui piace rimanere chiusa, gli indugi sono stati rotti dall’Associazione Dhuumcatu Onlus che ha comunicato alla Prefettura e a tutte le Forze dell’Ordine gli orari in cui si svolgono queste preghiere, ricevendo verbalmente un via libera dalla Prefettura.

In altre città, come ad esempio ad Imperia, si sta replicando lo stesso copione e le prefetture informate stanno procedendo con indicazioni interne alle forze dell’ordine di non sanzionare i fedeli.

Ci sono comunità che si sono viste costrette a chiedere un parere giurisprudenziale islamico per anticipare l’orazione accorpando l’ultima preghiera del giorno (Isha’a) alla penultima (Maghrib) per svolgere Tarawih immediatamente dopo.

Purtoppo non viene presa una decisione formale a livello nazionale, anche per la ritrosia delle organizzazioni islamiche più rappresentative a far valere i propri diritti, ed ogni comunità locale deve fare da sé.