Il green pass: condanna a morte sociale e sistema di controllo

Come ha  ben spiegato sulle colonne de La Luce pochi mesi or sono il celebre giurista Ugo Mattei, l’introduzione del Green Pass ha sancito il passaggio dalla democrazia al regime totalitario di sorveglianza bio-politica.

Il primo salto verso la distopia si realizza allorché si lega un diritto-dovere soggettivo fondamentale, come quello del lavoro, al possesso del Green Pass (che diventa così a tutti gli effetti un mezzo di sorveglianza bio-politico).

Purtroppo anche nell’ambito della giurisprudenza è passato l’assunto secondo cui la vaccinazione garantirebbe la sicurezza negli ambienti di lavoro, ma non è  affatto così. Idee come questa purtroppo  legittimano l’obbligo vaccinale  mettendolo in relazione con la preservazione dal contagio e la pretesa sicurezza, in tal modo imponendo di fatto un TSO. Il cosiddetto diritto alla tutela della salute collettiva (che il vaccino non garantisce affatto) altro non diventa che la protezione della vita biologica, a spese di tutti gli altri diritti. Questa leva psicologica solleva una nebbia tale nelle coscienze dei più da rendere difficile il riconoscimento della quotidiana trasformazione dal regime democratico a quello totalitario.  

Draghi, tuttavia, vuole ancora andare avanti su questa strada: oltre che sul piano dei diritti civili questo controllo si estenderà a tutti i campi della vita, investendo i diritti sociali acquisiti attraverso decenni di lotte e sacrifici. Già circolano proposte per legare il possesso del Green Pass alla possibilità di ricevere un sussidio o addirittura la pensione… Il GP serve allora a condannare a morte per fame decine di migliaia di dissidenti, togliendo loro ogni fonte di reddito, privandole del diritto di muoversi con i mezzi pubblici.

Una misura che non è attuata nemmeno ai danni dei più spietati criminali mafiosi o camorristi, titolari di sussidi e pensioni oppure vestiti, nutriti e riscaldati in detenzione. La sentenza di morte è invece applicata su persone che non hanno commesso alcun reato ma una semplice infrazione amministrativa, cioè un reato secondario, non certo un crimine contro lo Stato e contro la società. Invece, il fantasma della psicopandemia e dei non vaccinati come spargitori del feral morbo permea tutta la narrazione mass-mediatica ed entra prima nel cervello, poi nella coscienza delle persone.

Sebbene analisi e statistiche dimostrino come il vaccino protegga meno del 3% dei contagiati, verso quanti non si vaccinano si pratica la tortura istituzionale attraverso la negazione del lavoro e degli spazi di vita; costoro sono trattati al pari degli immigrati clandestini quindi inesistenti, invisibili ed additati al pubblico ludibrio. E a differenza di questi ultimi, i non vaccinati sono ignorati anche dalla Chiesa e dalle organizzazioni  caritatevoli. 

L’insieme di questi comportamenti da parte delle istituzioni si configura come abuso di potere e tortura di Stato. L’obbligo, diretto o surrettizio, all’inoculazione di un siero sperimentale è imposto tramite ricatto ed estorsione, azioni tipiche di una banda di usurpatori e vili affaristi, indegni di rappresentare la Repubblica ed eterodiretti da forze oscure transalpine e  transoceaniche.

Avendo demolito la certezza del diritto si palesa l’assenza di stabilità, di logica e coerenza alcuna nei decreti governativi, che si affastellano l’uno sull’altro confliggendo con le sentenze di illegittimità dei TAR e dei Tribunali. Ma col paravento dello “stato d’emergenza” nessuno si prende la briga di far rispettare la Costituzione e le leggi europee.