William Abdullah Quilliam: un gentleman vittoriano e la prima moschea d’Inghilterra

Per parlare della prima moschea d’Inghilterra e del gentleman vittoriano che la fondò, dobbiamo fare un breve ma fascinoso viaggio nel tempo.

La cosiddetta età vittoriana è stata piuttosto lunga, coincidendo con il regno della regina Vittoria (20 giugno 1837-22 gennaio 1901) durante il quale l’Impero britannico — espandendosi soprattutto in Asia e in Africa — sarebbe diventato il più grande della storia, raggiungendo un’estensione di 35.5 milioni di chilometri quadrati.

In età vittoriana il razzismo era, possiamo dire, la norma nei confronti delle popolazioni delle colonie e, in misura minore, degli stessi ceti subalterni inglesi di cui veniva sfruttato, senza pietà, il lavoro minorile. Non a caso Marx ed Engels scrissero il Manifesto del partito comunista, pubblicato a Londra nel 1848, documentandosi presso la più antica biblioteca pubblica inglese: la Chetham’s Library di Manchester e facendo “ricerca sul campo” nella limitrofa area che corrisponde all’attuale zona trendy di Deansgate.

In quegli anni, difatti, quello che possiamo definire oggi un buon ritrovo per la “Manchester da bere” ospitava il peggiore slum d’Europa. Friedrich Engels, in particolare, ne offre descrizioni vivide e tragiche, presentando un carnaio dove conviveva ogni, possibile espressione di degrado e dove si approvvigionavano di forza lavoro i padroni della rivoluzione industriale. Tuttavia, ironia della sorte, proprio la Regina Vittoria ha avuto, negli ultimi quindici anni del suo regno, un segretario indiano musulmano — Mohammed Abdul Karim — che, divenuto una sorta di consigliere spirituale di Sua Maestà (cui dava anche lezioni di urdu), avrebbe portato non poco scompiglio a corte e su questa vicenda si sarebbe sbizzarrita la stampa internazionale dell’epoca.

Alla morte della Regina Vittoria, Abdul Karim — conosciuto anche come il Munshi (termine che sta per “scrivano”, “segretario” ma anche “maestro”) — venne licenziato dal figlio della monarca Edoardo VII, ereditiero dell’impegnativo impero (su cui, oltre a non tramontare mai il sole, si sprecavano le ombre). Quasi tutta la corrispondenza tra la Regina e il Mushi venne dunque bruciata (far sparire ogni traccia di questa inusuale amicizia era diventata una vera ossessione per Edoardo VII).

Tuttavia, la famiglia di Abdul Karim preservò il suo diario e parte delle lettere che si era scambiato con la Monarca e, nel 2010, i contenuti vennero resi pubblici. Nello stesso anno uscì il libro della scrittrice e giornalista indiana Shrabani Basu Victoria & Abdul: The true story of the queen’s closest confidant e, sette anni dopo, il film di Stephen Frears Victoria and Abdul, disponibile anche in italiano.

Mohammed Abdul Karim, Munshi

In tutto questo non manca una coincidenza curiosa. Nel 1887 il giovane Abdul Karim, impiegato nella prigione di Agra (India), viene selezionato come servitore e destinato alla corte della Regina Vittoria in occasione del suo Giubileo d’Oro, iniziando la sua esperienza al fianco della monarca più potente del mondo. Nello stesso anno, il gentleman vittoriano William Henri Quilliam, a seguito di un suo “viaggio di guarigione” in Marocco, si converte all’Islam. 

Ma chi era, esattamente, costui? Scaviamo un po’ nella sua storia, con l’ausilio del prezioso testo di Ron Geaves Islam in Victorian Britain; The Life and Times of Abdullah Quilliam. Il protagonista del lavoro di ricostruzione biografica di Ron Geaves viene affettuosamente definito, nella Legione d’onore liverpulliana di B. Guiness Orchard (pubblicata nel 1893), “our Mahomedan solicitor”: il nostro avvocato musulmano  e, comunque lo si volesse qualificare, avrebbe lasciato un segno indelebile nella storia — oramai interreligiosa — del Regno Unito. 

Brevi cenni biografici

William Henri Quilliam nasce il 10 aprile 1856 nel cuore di Liverpool — al numero 22 di Elliot Street, oggi una delle principali vie dello shopping — in una famiglia borghese (il nonno materno è medico oltre ad essere un predicatore metodista). Passa l’infanzia all’Isola di Man (da cui proveniva la sua famiglia) che si trova incastonata grossomodo a metà strada tra le regioni settentrionali dell’Inghilterra e l’Irlanda ma studia a Liverpool dove, nel 1872, inizia a lavorare in uno studio d’avvocato per diventare, pochi anni dopo, un libero professionista autonomo. Nel contempo, collabora con diversi giornali.

Da un punto di vista religioso, la famiglia di W. H. Quilliam è metodista wesleyana — dal nome del teologo inglese John Wesley, uno dei protagonisti del revivalismo cristiano nell’ambito della Church of England, cui si sarebbero ispirate le diverse denominazioni della galassia metodista (nome scelto dallo stesso John Wesley)— e aderisce al Temperance movement.  

È infatti caratteristica dei cristiani metodisti, sostenitori del Temperance movement, il rifiuto tanto del gioco d’azzardo quanto dell’assunzione di alcool.

W.H. Quilliam si trova dunque a giurare di rimanere astemio all’età di sette anni e, a quanto pare, ha tenuto fede alla sua promessa di fanciullo. Guadagnandosi molto presto il titolo di Temperance Child, W.H. Quilliam inizia a spendersi pubblicamente a favore del teetotalism: la totale astinenza da alcool (una bella sfida nella Liverpool vittoriana dove il consumo incontrollato di alcoolici incideva sui tassi già molto alti di prostituzione, violenza e altre forme di criminalità, soprattutto nelle aree prospicienti il grande porto). 

Quilliam sarà direttamente coinvolto, da avvocato, nelle gravi problematiche sociali della città, realizzando quanto la cristianità stentasse a porre argini seri al dilagare del degrado anche in virtù delle sue gravi divisioni interne. Merita accennare, di passata, che il cattolicesimo è stato a lungo illegale in Inghilterra, precisamente dal regno di Elisabetta I (17 novembre 1558-24 marzo 1603) fino al Roman Catholic Relief Act del 1829 e le messe di rito cattolico venivano celebrate in clandestinità, con il rischio di poter incorrere nella pena capitale.

La Liverpool della seconda metà dell’Ottocento aveva una forte presenza cattolica, molto in virtù dell’altrettanto forte presenza irlandese (soprattutto negli anni della grande carestia, tra il 1845 e il 1849). Non mancavano dunque frequenti scontri con ambienti particolarmente intolleranti della maggioranza protestante divisa, a sua volta, in molte denominazioni.

Non a caso, a fine Ottocento, un certo A.W. Cunliffe (che seguì Quilliam nella conversione all’Islam e che questi avrebbe più volte citato) pubblicò un testo dal titolo particolarmente eloquente: The Disintegration of Christianity, oggi del tutto introvabile!

Quilliam si distingue per prendere, spesso, le difese dei deboli (anche rinunciando al proprio onorario) e troverà nell’Islam, oltre ad una solida fede, una coerenza di fronte ai valori per i quali si è speso per molti anni: il teetotalism ed una visione tendenzialmente egualitarista.

Non esiste molto materiale sulla conversione di Quilliam; lui stesso era piuttosto riservato al riguardo. Ron Geaves, nel suo Islam in Victorian Britain; The Life and Times of Abdullah Quilliam, cita uno scrittore della fine dell’Ottocento, John Pool, che riportò molto brevemente l’esperienza in Marocco del giovane avvocato (che fece diversi viaggi in nord Africa tra il 1882 ed il 1887), in particolare “la sua meraviglia per l’assenza di depravazione che invece dilagava nelle città inglesi”.

Secondo un’altra testimonianza, riportata in un articolo approfondito su BBC News, Quilliam fu anche molto colpito dalla profonda calma e sincera purezza che vide sul viso di alcuni marocchini in preghiera sulla nave su cui stava lui stesso viaggiando, pur a fronte di condizioni meteorologiche preoccupanti. A tutto questo fece seguito il suo desiderio di approfondire il Corano e altri testi della tradizione islamica (che, avrebbe poi detto, trovò in piena sintonia con la ragione, la logica e, last but not least, con i suoi valori) fino a che si convinse a compiere il “grande passo”. La sua decisione diviene pubblica nel 1888, assieme al suo nuovo nome: Abdullah. Da quel momento si moltiplicano le sue iniziative a favore dell’Islam: lezioni, incontri, articoli, pamphlets e, come vedremo a breve, altro ancora…

Il Liverpool Muslim Institute

Già nel 1887 Abdullah Quilliam inizia fare proselitismo in una sede temporanea, nella sua Liverpool. Un paio di anni dopo si contano già una ventina di convertiti in quella che veniva allora considerata, dopo Londra, la seconda città d’Inghilterra. È dunque tempo, per Abdullah Quilliam, di compiere un passo che rimarrà una pietra miliare nella storia musulmana del Regno Unito.

Il 20 dicembre 1889 la piccola umma liverpulliana si trasferisce a 8 Brougham Terrace, in un edificio comprato dallo stesso Quilliam grazie a una donazione ricevuta dal principe dell’allora Emirato d’Afghanistan: Nasrullah Khan. Vede così la luce la prima moschea operativa d’Inghilterra (inaugurata il giorno di Natale del 1889), nell’ambito del Liverpool Muslim Institute, fondato nel 1887 ma che ha ora la sua sede definitiva. Questo si sarebbe rivelato, negli anni immediatamente successivi, piuttosto versatile, ospitando anche una scuola ed un piccolo orfanatrofio: Medina House dove venivano accolti bambini che non potevano essere cresciuti dai propri genitori ed educati ai valori dell’Islam.

Ancora in onore alla vocazione didattica dell’istituto, vennero utilizzati alcuni suoi spazi per ospitare un museo, un piccolo laboratorio scientifico e una biblioteca. L’Istituto si dotò anche di una stamperia dove, già dal 1889, veniva prodotto il mensile The Islamic World cui si sarebbe presto affiancato il settimanale The Crescent – a weekly record of Islam in England (pubblicato tra il 1893 e il 1908) che avrebbe conosciuto, nel tempo, un vasta distribuzione in Europa, Asia, Africa, Stati Uniti e Canada. Sempre nel 1889 vede la luce la prima edizione del pamphlet The Faith of Islam di Abdullah Quilliam che verrà successivamente tradotto in tredici lingue. Venne particolarmente apprezzato dalla stessa regina Vittoria che ne ordinò sei copie per la sua famiglia dando successivamente l’approvazione alla richiesta del sultano ottomano Ahmed Hamid II di conferire il titolo di Sheikh al-Islam delle isole britanniche ad Abdullah Quilliam, nel 1894. Cinque anni dopo Abdullah Quilliam viene nominato Console di Persia a Liverpool dallo Shah mentre si moltiplicano i suoi soggiorni a Costantinopoli e si consolida la sua amicizia con il sultano.

Tuttavia, quello che si sarebbe molto presto rivelato come un incondizionato sostegno politico di Abdullah Quilliam all’Impero ottomano, lo rese inviso, nel giro di qualche anno, a diversi notabili inglesi. 

La stessa morte della regina Vittoria — che possiamo dire abbia dimostrato una buona apertura nei confronti di Quilliam e della stessa religione musulmana — e l’inizio della meno favorevole età edoardiana resero progressivamente più difficile la vita all’avvocato liverpulliano e alla piccola comunità islamica — che, nel 1906, contava circa duecento membri — raccolta attorno a lui.

Un grave disguido professionale fece il resto e Abdullah Quilliam lasciò definitivamente Liverpool nel 1908. Visse del tempo a Costantinopoli, assistendo impotente al declino irreversibile dell’Impero ottomano per ritornare in Inghilterra, con il nome di Henri Mustapha Leon, nel 1914. Negli anni successivi tenterà ancora di servire l’Islam in sinergia con la comunità musulmana di Woking, poco distante da Londra, solo parzialmente preservato dalla sua nuova identità.

Abdullah Quilliam muore a Bloomsbury (Londra) nel 1932. Viene sepolto nel Brookwood Cemetery, poco distante da Woking (sede della seconda moschea d’Inghilterra anche se alcuni sostengono sia la prima) in una tomba senza lapide che, ancora oggi, non può essere chiaramente identificata.

Gli ultimi quindici anni della vita di Abdullah Quilliam sono sicuramente i più difficili e controversi ma la sua figura e il suo ruolo pionieristico restano un grande punto di riferimento per la comunità musulmana d’Inghilterra. Il Liverpool Muslim Institute è stato travolto, dopo il 1908, dalle vicende che hanno allontanato Abdullah Quilliam dalla sua città ma la storia gli ha dato un’altra, importante opportunità. 

Nel 1999 un gruppo di musulmani liverpulliani (nella quasi totalità dei casi solo di adozione) fonda la Abdullah Quilliam Society e riscatta l’edificio acquistato dal gentleman vittoriano, utilizzato dopo il 1908, per molti anni, come ufficio comunale prima di diventare una struttura fatiscente. Con circa 400.000 sterline di donazioni lo stabile di Brougham Terrace viene rimesso a nuovo per aprire, il 27 aprile 2014, come “rifondata prima moschea d’Inghilterra”.

Oggi sono attivi diversi nuovi progetti: lo stabile ospita già un ostello per studenti e sta raccogliendo firme e fondi per diventare anche una scuola primaria e secondaria per i figli e le figlie delle crescente comunità islamica liverpulliana. Lo spirito di William Henri Quilliam, poi Abdullah Quilliam e, infine, Henri Mustapha Leon non ha lasciato la sua città portuale (che ha, a sua volta, conosciuto un grave declino da cui si sta, tuttavia, risollevando), dove può essere ancora affettuosamente ricordato come “our Mahomedan solicitor”, come Sheikh al-Islam of British Isles o, più semplicemente, come il primo convertito d’Inghilterra il cui esempio è stato seguito, durante la sua vita, da circa seicento connazionali che hanno, a loro volta, abbracciato l’Islam. 

 

Breve bibliografia di riferimento

  1. H. Quilliam, Fanatics and Fanaticism: A Lecture, T. Dobb &  Co., Liverpool, 1890.
  2. H. Quilliam, The faith of Islam, An Explanatory Sketch of the Principal Fundamental Tenets of the Moslem Religion, Willmer Brothers & Company, LTD, Liverpool, 1892.
  3. Guiness Orchard, Liverpool’s Legion of Honour, published by the author, 72 Bridge Street, Birkenhead, 1893.
  4. H. Abdullah Quilliam, Studies in Islam, A Collection of Essays, The Crescent Printing and Publishing Company, Liverpool, 1895.
  5. H. Abdullah Quilliam, Fanatics and Fanaticism: A Lecture, The Crescent Printing and Publishing Company, Liverpool, 1898.

Ron Geaves, Islam in Victorian Britain; The Life and Times of Abdullah Quilliam, Kube Publishing, Markfield, 2010.

Breve sitografia di riferimento

https://en.wikipedia.org/wiki/Abdullah_Quilliam 

http://www.abdullahquilliam.org/about-abdullah-quilliam/

https://www.bbc.co.uk/news/uk-england-48069763 

https://www.bbc.co.uk/news/uk-england-merseyside-28018673 

https://ummahsonic.com/abdullah-quilliam-britains-oldest-mosque/  

https://www.aa.com.tr/en/life/profile-abdullah-quilliam-an-anglo-muslim-who-defended-islam-in-uk/1799868 

https://www.liverpoolecho.co.uk/news/liverpool-news/man-behind-doors-liverpool-terrace-19141357