Se la scienza non accetta domande anche le falsità divengono certezze

Senza dubbio la questione dei vaccini è una questione divisiva, cioè un tema sul quale si è creata una profonda spaccatura che attraversa un po’ tutta la società tra favorevoli e contrari. Le due posizioni hanno fatto coagulare intorno a loro una quantità di altri temi che riguardano la sfera politica anche internazionale, nonché l’ambito legislativo e altro, tanto che si ha l’impressione di essere fronte a due schieramenti ideologici che sembrano richiamare quelli oramai sepolti di destra fascista e sinistra comunista.

Nulla di più facile al giorno d’oggi di essere annoverato tra i “complottisti” se si sollevano obiezioni sulle politiche vaccinali o sulla gestione della pandemia, di contro ci si sente dare del “pecorone” se solo si condivide in parte la narrazione mainstream.

È evidente che vi è stata negli ultimi mesi una estremizzazione delle posizioni la cui responsabilità ricade, a mio avviso, sulle istituzioni che non hanno saputo rispondere in modo maturo ovvero adeguato alle inevitabili critiche sollevate da una società pluralista e complessa come la nostra.

Se la risposta alle opinioni altrui o alle cosiddette fake news è la censura, allora l’informazione non può che essere propaganda. Se si abbandona il dialogo come risposta alle critiche, allora si ha tutto il diritto di credere che le proprie critiche siano fondate, essendo questo atteggiamento sintomo di una profonda debolezza delle posizioni che si vogliono difendere.

Come medico registro che purtroppo questa modalità ha investito anche il mondo scientifico il quale, per il solo fatto di potersi confrontare in merito alle questioni, a differenza di chi ne è al di fuori, dovrebbe sapere e volere essere immune da qualsiasi atteggiamento dispotico ed intollerante. In virtù di ciò è sempre più difficile mantenere posizioni intermedie tra le due in campo.

Qualunque sia l’epilogo di questa partita, le vittime saranno la verità, che come è noto non sta mai tutta da una parte, e tutti coloro che avranno la sorte di essere danneggiati dal mancato riconoscimento di quella parte di essa che non si è voluta accettare per paura del dialogo.