Il virus dall’Istinto geopolitico che realizza il nuovo ordine

Non ho mai amato le teorie del complotto. Per il loro tono sentenzioso, tendente al vaneggiamento e soprattutto perché finiscono con l’indossare la maschera da clown, nel circo del mondo dell’informazione. In sostanza, la loro presenza per assurdo finisce col rafforzare spesso la comunicazione ufficiale, soprattutto in tempi determinati da eventi eccezionali, supplendo alla funzione svolta dalla cosiddetta satira in tempi normali (che guarda caso quando appaiono sulla scena la morte e il caos, sparisce nel nulla).

In questa paradossale congiuntura, diversi elementi convergono seppur in una logica contraddittoria, dando vita ad un racconto, che qui si è scelto di esprimere sotto forma di favola. Se poi si radicherà nell’immaginario come una favola di Fedro o Esopo, attingendo in parte al vero dell’umanità, o resterà confinata nei suoi abiti da clown, sarà il solo futuro a svelarlo.

 

C’era una volta un mondo interconnesso dove merci e informazioni viaggiavano nell’istante, superando le frontiere delle loro rotte. Gli imperi non si disegnavano più con l’annessione dei territori, ma con il predominio nella connessione. Le potenze nello scontrarsi non potevano più aggrapparsi alle forme canoniche della guerra, perchè con il potenziale delle armi, si sarebbero reciprocamente annullate, praticamente estinte.

Allora prima di arrivare ai corpi e alla materia, si fronteggiavano di fronte alla trincea delle informazioni e della finanza. Lotte invisibili che a poco a poco arrivavano ai corpi della vita quotidiana dei loro cittadini, influenzandone le azioni e i pensieri.

Il paese più forte stava ormai giungendo al cospetto di un lento declino, parabola inevitabile di ogni percorso storico.

Da anni ormai in preda all’orgoglio e all’istinto di conservazione del proprio predominio, cercava di destabilizzare tutte le aree centrali all’interno della strategia imperiale. Un giorno dalle viscere della terra, da un corpo animale o da un’intelligenza artificiale, un virus spuntò, veloce propagatore di malattia, capace di colpire i corpi dei più fragili, in particolare quelle fasce così invise all’apparato burocratico di ogni stato, i malati e gli anziani. Contro i quali da qualche anno già si stavano abbattendo diverse riforme del sistema pensionistico.

Il virus iniziò in fretta a colpire gli stati, agendo sulla periferia delle loro istituzioni: il sistema sanitario, garante ultimo del sacro occidentale diritto alla vita e alla salute. Arrivò di corsa nella lontana Cina, ormai la prima potenza nel mondo merceologico.

La scienza impotente al cospetto di una così veloce infezione, iniziò a interrogarsi sulla sua origine e sul rimedio da adottare. L’unica cosa certa fu che un paese con più di un miliardo di abitanti, per non sottostare alla logica di una terribile selezione naturale, si trovò costretto a limitare la libertà di circolazione dei sui cittadini e delle sue merci.

Con una strana traiettoria il virus rimbalzò dalla Cina all’Iran, detentore di petrolio e di una insidiosa ideologia, la religione islamica, capace di influenzare le principali terre da cui sgorgava il prezioso oro nero.

La paura propagata attraverso l’informazione, finalmente divenne terrore, quando mise radici nel cuore storico, politico e culturale dell’Occidente: l’Europa.

Terrore suggellato dalla parola pandemia, decretata dall’OMS, una delle tante arterie della configurazione del potere, nata dopo la seconda guerra mondiale, che per decenni avevano nominato il mondo occidentale attraverso il linguaggio sanitario, politico (ONU), culturale (UNESCO), economico (Banca Mondiale), e via dicendo…

Italia, Spagna, Francia, Germania e poi a cascata tutti gli altri paesi, non poterono lasciarsi andare ad una logica di selezione naturale. Per difendere la Sanità dall’assalto dei malati, come un gioco di scatole cinesi, videro trasformarsi tutte le altre istituzioni. Scuola e Università si rimpicciolirono, mentre esercito, polizia e Stato, ormai da decenni in crisi, si ingigantirono, fino a chiudere le frontiere e limitare fortemente non solo il transito delle merci, ma anche quello delle persone. Ovvero il caposaldo del sistema produttivo e degli affari turistici, su cui si basava l’intera economia europea.

La chiusura delle frontiere

Due aspetti che erano potenza nel dibattito pubblico, in pochi giorni diventarono realtà. Innanzitutto la chiusura delle frontiere, tacitamente auspicata dall’ultima grande potenza imperiale per indebolire l’unità europea, e a gran voce invocata dai partiti di destra europei, che fino ad allora come timido pretesto, avevano usato il povero corpo inerme degli immigrati provenienti dalle vecchie colonie.In un istante la chiusura diventò realtà, una trincea invisibile per combattere un nemico altrettanto invisibile, un virus, con delle ripercussioni man mano sempre più tangibili da un punto di vista sociale ed economico.

L’istruzione e la didattica online

L’altro aspetto riguardò l’istruzione. Dinanzi alla chiusura prolungata di tutte le scuole e delle università, i paesi europei misero in piedi in pochi giorni una nuova didattica, da tempo caldeggiata nel pratico mondo anglosassone, la didattica online. Ovvero un’insegnamento incorporeo e senza incontro, il matrimonio perfetto tra la logica del Powerpoint e quella di un manuale di Ikea: l’istruzione tecnica, priva di umanità.

Dopo la crisi sanitaria, qualcuno lodò l’efficacia di quest’esperienza, che aveva un duplice e geniale vantaggio: svilire l’insegnamento, quindi la già scarsa formazione delle future coscienze, con il concomitante di risparmio di spesa sociale.

I cittadini si iniziano a fidare dei loro governi

Nel frattempo i cittadini, rinchiusi nelle loro case, infiacchiti nei corpi e annoiati dall’assenza dei loro divertimenti preferiti, si aggrapparono ancor di più al mondo dell’informazione dove uno strano e fino ad allora sconosciuto conformismo riluceva. Il risultato è che i cittadini, da anni diffidenti verso i loro governi, per la prima volta si fidarono dei loro governanti. Terrorizzati dalla repentina apparizione della morte nei loro pensieri quotidiani, diventarono un corpo unico, che i più entusiasti arrivavano a definire finalmente patria, e i pessimisti come un unico corpo malato, pronto ad ogni manipolazione.

La Gran Bretagna e la forma di eugenetica

Nel frattempo, un solo paese pareva opporsi a queste politiche restrittive, seguendo una scelta dagli altri vista come una nuova forma di eugenetica. Era la Gran Bretagna, che guarda caso le sue frontiere le stava già chiudendo grazie alla celebre Brexit. Mentre la sua alleata storica faceva sapere al mondo che il virus era arrivato anche lì, attraverso una sua stella ambasciatrice, Forrest Gump, senza specificare le misure che  intendeva adottare. Gli unici due paesi occidentali, dove l’istituzione della Sanità era più privata che pubblica.

Il settore digitale ne usci rinforzato

Nel mondo degli affari un unico settore uscì rinforzato dalla temibile pandemia, quello del digitale, a cui la popolazione, da esso già drogata, si aggrappava per comunicare, per oltrepassare la noia ed esorcizzare la paura, senza rendersi conto di aggravarla.

E qual era il paese leader in questo campo? La terra della Silicon Valley.

Quali sono i settori che uscirono a pezzi da questa congiuntura? Quello delle merci, del turismo e della cultura. Ovvero Cina ed Europa, quest’ultima costretta, attraverso le Banche Centrali, ad immettere cospicue forme di denaro per alimentare il ventre liquido dell’economia.

Per anni il denaro virtuale sopravanzò sempre più quello prodotto dalla cosiddetta economia reale, sancendo così il definitivo dominio della finanza sulla produzione merceologica. Intanto la connessione digitale aveva preso definitivamente il sopravvento su quella materiale, mentre si aspettava ancora il possibile salvatore dell’umanità da questa terribile peste. I più maliziosi erano convinti che sarebbe stato lo stesso paese, produttore di intelligenza nella valle del silicone, insieme al suo storico alleato.

L’unica vera rivoluzione era la disconnessione

Nel frattempo qualcuno andava in strada, solitario ed irriso, affermando che l’unica vera rivoluzione ormai era la disconnessione, mentre la popolazione (anche gli ormai antichi no vax),  terrorizzata, sorrideva felice davanti alla speranza di farsi vaccinare.

Qui finisce la favola, mi guardo intorno e penso all’eventuale intelligenza mefistofelica dietro una tale strategia. Tengo per buono il diabolico, ma tendo a separarlo dall’intelligenza, soprattutto se penso ai volti di chi possiede il potere e al ciuffo di chi siede sul trono di questo virtuale impero.

Il dubbio resta inevaso: regia del caso o logica di una strategia?

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