Le banche creano e prestano moneta fittizia, è ora di tornare all’oro

L’uso di valuta Fiat priva di alcuna giustificazione (o ‘backing’) reale sta portando ad un’economia fantasma in cui gli unici a guadagnare stanno ai livelli più alti della piramide mentre chi ci sta perdendo, le masse, stanno al livello più basso. La maggior parte delle banche infatti presta questo denaro con il sistema del ‘prestito a riserva frazionaria.’ Il sistema fa credere a chi ha depositato il denaro nella banca che in ogni momento questi fondi possono essere ritirati, facendo cioè credere che dunque il denaro è conservato. Ma in realtà le banche guadagnano valore reale usando valute fittizie e la moneta fittizia (che ricordiamolo non è giustificata da alcuna risorsa quale l’oro ad esempio) creata dalla Banca centrale finisce così sempre per ottenere valore sottraendolo dalle masse al livello più basso della piramide.

La prima valuta cartacea risale alla Cina dell’VIII secolo a.C. durante il periodo della dinastia Tang. La familiarità con l’idea di credito, l’uso già comune delle note di credito che i mercanti usavano per i loro lunghi viaggi e un’alta domanda di monete che continuerà anche durante il periodo della dinastia Song (IX – XIII secolo) sono tutti elementi che contribuirono alla diffusione della valuta cartacea.

In Europa si dovrà attendere di arrivare al XVI secolo d.C. I coloni infatti ebbero un surplus di metalli e il bisogno di usare la valuta cartacea fu realizzato in seguito all’espansione della rete coloniale. I trasporti via mare infatti impiegavano molto tempo e i coloni finivano spesso per esaurire la scorta di monete. Invece di usare il sistema del baratto, i governi coloniali decisero di usare una sorta di cambiale.

Da allora molto è cambiato e gli eventi emblematici furono molti. Nella metà del XVIII secolo il mercato mondiale decise di adottare formalmente l’oro come valuta standard per le transazioni e di utilizzare in parallelo una valuta cartacea che rappresentasse l’oro materiale posseduto per facilitare gli scambi e il trasporto. Oltre alla popolarità culturale, l’oro godeva (e ancora oggi gode) di livelli di inflazione lenti e stabili salvo quei casi eccezionali in cui una miniera d’oro veniva scoperta. Poco prima della I guerra mondiale il Congresso americano mise in piedi la Riserva Federale per stabilizzare i valori di oro e valuta ma dopo lo scoppio della guerra questo proposito fu accantonato: gli Stati avevano bisogno di più soldi per pagare il loro coinvolgimento militare e l’Europa decise di sospendere lo standard dell’oro portando ad un’iperinflazione che condusse gli Stati a comprendere l’importanza di legare la propria valuta all’oro.

Dopo la guerra ci fu una corsa all’oro da parte delle masse che portò le riserve d’oro degli USA a diminuire drasticamente. Im presidente Roosevelt fu costretto a proibire la proprietà privata di oro ma il danno era ormai fatto: gli USA non avevano abbastanza oro per coprire la valuta estera che possedevano. Inoltre, il Gold Reserve Act del 1934 permetteva alle aziende di pagare i debiti in dollari e di svalutare l’oro del 40%. Un altro elemento chiave fu il fatto che gli States possedevano la gran parte dell’oro mondiale. Nel 1944 il patto di Bretton Woods fu seguito dalla creazione del Fondo Monetario Internazionale l’anno sucessivo. Bretton Woods prevedeva fra le altre cose che gli Stati esteri prendessero il dollaro come valuta standard negli scambi all’interno del mercato internazionale. A sua volta il dollaro doveva garantire la convertibilità di 35 dollari per ogni oncia d’oro.

Questo ha portato gli altri Stati a fidarsi dell’economia statunitense e legare la propria valuta direttamente al dollaro e non all’oro statunitense. Quando gli Stati capirono che gli States stavano producendo ben più dollari di quanto potesse essere giustificato dall’oro posseduto, dando de facto agli USA un potere ed un’egemonia ingiustificata, i mercati tremarono. Nixon nel 1975 pone fine a Bretton Woods e per garantire la continuata egemonia degli States trova un nuovo standard per giustificare il valore del dollaro, un nuovo oro ma nero stavolta, è il petrolio.

Le condizioni per la mossa di Nixon furono in realtà legate ad una crisi inaspettata che fu per gli USA una benedizione mascherata da maledizione .

Il nuovo Stato di Israele, sorto dall’esproprio della terra palestinese, era avversato dagli Stati Arabi e la prima guerra arabo-israeliana del ’48 fu seguita da diversi conflitti e tensioni. Il 17 Ottobre del 1973 Nixon chiese al Congresso di dare 2.2 miliardi di dollari di aiuti ad Israele: fu la goccia che fece traboccare il vaso. Il giorno dopo l’Arabia Saudita ed altri Stati Arabi produttori di petrolio imposero un embargo totale nei confronti degli States. L’embargo fece aumentare il prezzo del petrolio da 1.39 dollari a 8.32 e si concluse pochi mesi dopo. Gli USA impararono una lezione importante e senza perdere tempo iniziarono dei negoziati che culminarono con uno dei trattati più importanti della storia contemporanea.

L’Arabia Saudita avrebbe garantito che il petrolio sarebbe stato venduto nel mercato internazionale solo contro dollari mentre gli USA avrebbero offerto all’Arabia Saudita protezione, assistenze tecnico-amministrative e tutto il necessario per farla entrare nella modernità a pieno regime. De facto nacque un’interdipendenza senza precedenti: da un lato il dollaro americano aveva un nuovo standard che giustificasse il valore del dollaro, dall’altro l’Arabia Saudita con la sua quantità virtualmente infinita di risorse petrolifere divenne uno dei nuovi attori mondiale più importanti con la capacità di acquistare tutto quello che gli USA avevano da offrire in termini di competenze, tecnologie e supporto geo-politico ed economico.

Come già accennato il dollaro divenne la valuta di base nel mercato internazionale al punto che, prima di acquistare oro la valuta di uno Stato doveva essere convertita in dollaro, successivamente il dollaro perderà lo standard dell’oro che ne giustificava il valore. Ciò ha portato al nostro ‘sistema bancario a riserva frazionaria’.

Le banche centrali degli Stati hanno il potere di stampare valuta a piacimento (‘Fiat’ appunto). Questa riserva di denaro fittizio appena creata entra in circolazione nel mercato solitamente per acquistare titoli di Stato . Il precedente proprietario di questi titoli (che sono debito dello Stato) sarà ora in possesso di questa nuova valuta Fiat e potrà decidere di spenderla o di depositarla in una banca. Chi riceverà quel denaro vorrà metterli in banca e dunque le banche private finiscono per avere quella riserva iniziale. Queste banche private potranno adesso prestare il nuovo denaro acquisito. La maggior parte delle banche infatti presta questo denaro con il sistema del ‘prestito a riserva frazionaria.’

Il sistema fa credere a chi ha depositato il denaro nella banca che in ogni momento questi fondi possono essere ritirati, facendo cioè credere che dunque il denaro è conservato. Ma in realtà alla banca è permesso di conservare solo parte di queste riserve e dare il resto in prestito. La probabilità infatti che tutti i correntisti decidano di ritirare i loro depositi allo stesso momento è molto bassa e la banca tiene la parte necessaria per coprire quella percentuale di correntisti che di tanto in tanto decide di ritirare il denaro.

La banca dunque da in prestito il resto del denaro e chi riceverà il prestito potrà a sua volta decidere di spendere il denaro immediatamente o di depositarlo in banca ad esempio per acquistare un’auto o aprire un’azienda. Chi avrà venduto il bene adesso avrà quel denaro e lo depositerà in una banca che a sua volta con il sistema della riserva frazionaria terrà una parte e darà in prestito il resto (solitamente il 10%).

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Un punto di interesse del ciclo appena descritto è che in questo sistema la banca centrale crea una certa quantità di denaro mentre nel sistema vi sarà più denaro di quanto creato dalla Banca centrale inizialmente. Un esempio di ciò è che nonostante i correntisti non possano ritirare tutto il denaro contante essi potranno scrivere assegni secondo la quantità totale di denaro che essi hanno depositato. La Banca centrale in questo processo non ha mai veramente il controllo del denaro. Essa può stampare denaro per aumentare il contante in circolazione o può decidere di vendere bonds (su cui ogni anno vi sarà un tasso di interesse che il governo dovrà pagare a chi li ha sottoscritti per poi ricomprare il bond una volta giunto a scadenza per diminuire la quantità di denaro nel mercato. Ma le banche private de facto controllano il denaro e tramite i prestiti creano un effetto moltiplicatore tale che il denaro nel sistema diviene ’magicamente’ più di quello emesso dalla Banca centrale.

Uno degli elementi di critica più forte di questo sistema è che in questo sistema è il cittadino a perderci. I prestiti infatti sono sempre con un certo tasso di interesse e ciò significa che le banche guadagnano valore reale usando valute fittizie. Nel caso in cui il beneficiario del prestito non riesca a pagare il debito la banca ha il potere di ottenere beni come ad esempio quelli immobiliari. Nel caso in cui il beneficiario del prestito riesca a pagare il prestito con gli interessi la banca avrà ottenuto profitto. La moneta fittizia (che ricordiamolo non è giustificata da alcuna risorsa quale l’oro ad esempio) creata dalla Banca centrale finisce così sempre per ottenere valore sottraendolo dalle masse al livello più basso della piramide. Se ad esempio infatti i correntisti decidessero di ritirare tutto il loro denaro la gran parte esso non sarebbe disponibile.

Un altro concetto legato al sistema della valuta Fiat è quello dell’inflazione. L’inflazione è definita come l’aumento graduale dei prezzi in relazione all’aumento del volume di valuta con la conseguente perdita di valore della stessa.

Il denaro contemporaneo non ha nessun valore intrinseco dopo aver perso il valore rappresentativo in cui, come spiegato, la valuta cartacea rappresentava oro, argento (o altre risorse materiali con valore). In passato la valuta rappresentava l’oro e il tasso di cambio fra le varie valute veniva calcolato in base a quanto oro una stessa valuta rappresentasse. L’oro in realtà era realmente conservato nelle casse delle banche e dunque il tasso di cambio era basato su beni reali.

Dal punto di vista economico un aumento della quantità di denaro coincide con una diminuzione della domanda e conseguentemente una diminuzione dei prezzi. Dunque, più è il volume di denaro in circolazione più basso diviene il valore dello stesso. Ciò accade in quanto pompare più denaro all’interno del sistema economico porta ad un aumento nella domanda per beni e servizi ma in quanto questa domanda non trova riscontro in un aumento della produzione economica i prezzi di questi beni e servizi devono aumentare.

Se l’UE decidesse di stampare un milione di euro e mandarlo ad ogni cittadino, tutti inizierebbero ad acquistare beni di ogni genere come case, auto ecc. Ma il numero di beni è limitato e dunque la conseguenza logica è che il prezzo di questi beni aumenta. Un altro esempio è quello di un’isola in cui vi sono quattro individui, ognuno con un frutto e ogni frutto con valore uguale all’altro. Se i quattro dovessero scoprire una foresta piena di uno di quei quattro frutti, ad esempio pere, il valore nominale della pera salirà perché ce ne saranno di più ma il valore reale diminuirà perché adesso vi è un surplus e in quanto la domanda per la pera è diminuita di molto visto che ora ce ne sono molte di più. In questo esempio ogni individuo rappresenta un paese, ogni frutto la valuta e la foresta rappresenta la valuta stampata. Similmente il valore di una valuta dipende dalla domanda per quella valuta nel mercato internazionale.

Nel 2008, lo Zimbabwe ha sofferto di un tasso elevato di inflazione perché il governo ha stampato troppa valuta. Quando l’economia dello Zimbabwe ha iniziato a recedere il presidente Mugabe decise di stampare più denaro per coprire le spese del governo.

Se da un lato il livello di inflazione dei paesi sviluppati si aggira intorno al 2-5% (e si parla di iperinflazione quando si arriva al 50%) l’inflazione dello Zimbabwe arrivò a 6.2 sestilioni % (6.2 seguito da 20 zeri). Il popolo usava carriole di banconote per acquistare una pagnotta di pane mentre prima dell’inflazione 1 dollaro zimbabwiano era uguale a 1.25 dollari americani.

Il fatto che ad oggi gli USA continuano ad essere fra i paesi con più oro, seguiti da Germania, il FMI e l’Italia, la dice lunga sul valore che questo metallo continua ad avere dietro le quinte. Mentre il debito globale continua ad aumentare vertiginosamente, l’oro diviene sempre più una risorsa importante vista la resistenza che ha mostrato in tempi di crisi. In merito al recente forte aumento di acquisti di oro da parte degli Stati nel mercato internazionale, ed in particolare nel caso polacco, la banca centrale polacca ha commentato dicendo che “i suoi enormi acquisti di oro erano basati su alcune peculiarità classiche dell’oro, nonché su un relativo confronto con le riserve in oro di altre banche centrali. Nel suo annuncio, la banca polacca definisce l’oro come la “più riserva” di tutte le riserve e un’ancora di fiducia che attenua il rischio geopolitico. Si riferisce inoltre all’oro come un buffer strategico che aumenta la credibilità e sostiene la forza finanziaria e la sicurezza del paese anche in condizioni di mercato sfavorevoli”.

In tempi recenti i dubbi circa l’utilizzo della moneta Fiat aumentano, così come le proposte di usare una nuova valuta digitale con caratteristiche più simili all’oro e indipendenti dal controllo dei governi, come il Bitcoin.

Cosa riserverà il futuro è ancora incerto anche se i trend mostrano una preferenza per i metalli preziosi e le cripto-valute per sfuggire all’insostenibilità fiscale della valuta Fiat. Ciò che è meno incerto è il grande problema che l’uso di valuta Fiat priva di alcuna giustificazione (o ‘backing’) reale sta portando: un’economia fantasma in cui gli unici a guadagnare stanno ai livelli più alti della piramide mentre chi ci sta perdendo, le masse, stanno al livello più basso.

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