La procura turca accusa 20 sauditi per l’omicidio di Khashoggi

L’ex vice capo dell’intelligence Ahmed al-Asiri e l’ex consigliere reale Saud al-Qahtani sono stati accusati di “istigazione all’ omicidio premeditato” del giornalista saudita.

Il procuratore Irfan Fidan ha detto che l’accusa si basa “…sull’analisi dei tabulati dei telefoni cellulari degli indagati, sui registri del loro ingresso e uscita in Turchia, sulla presenza al consolato, dichiarazioni dei testimoni e analisi del telefono, laptop e iPad di Khashoggi”

Nel rinvio a giudizio accusa altre 18 persone di aver portato a termine l’uccisione di Khashoggi, residente negli Stati Uniti e editorialista del Middle East Eye e del Washington Post.

Tra gli accusati ci sono Maher Abdulaziz M Mutreb, un ex diplomatico e ufficiale dell’intelligence che è stato più volte ritratto con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, Salah Mohammed Tubaigy, capo della Forensic Evidence presso il dipartimento di sicurezza generale saudita e Fahad al-Balawi, un membro della guardia reale saudita.

I 18 sono accusati di aver “ucciso deliberatamente e in modo efferato” e rischiano una condanna all’ergastolo.

Il procuratore ha affermato che i sospetti volevano portare Khashoggi in Arabia Saudita e ucciderlo se si fosse rifiutato di andare.

Ha anche confermato che Khashoggi è stato soffocato.

Fidan ha detto che proseguono le indagini per trovare altri soggetti che hanno istigato il crimine, vi hanno partecipato o hanno svolto attività per distruggere prove.

Da queste parole si presume che il governo turco potrebbe ancora accusare Bin Salman di aver ordinato l’omicidio.

‘L’animale sacrificale’

Khashoggi, che aveva criticato la politica di Bin Salman, è stato assassinato nel consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul il 2 ottobre. I suoi resti non sono mai stati recuperati.

Mutreb, Tubaigy e Balawi sono già stati processati a Riyad insieme ad altre undici persone. Da quanto si è appreso molti degli accusati si sono difesi affermando che stavano eseguendo gli ordini di Asiri, indicandolo come regista dell’operazione.

A dicembre, un tribunale saudita ha condannato a morte cinque degli accusati e altri tre a pene detentive.

Il procuratore saudita ha affermato che non c’erano prove che collegassero Qahtani all’omicidio e il tribunale ha respinto le accuse contro Asiri.

L’indagine delle Nazioni Unite

Un’indagine delle Nazioni Unite ha rivelato che agenti del governo saudita avevano discusso dell’assassinio e dello smembramento di Khashoggi prima del suo arrivo nell’edificio, riferendosi al giornalista come “vittima sacrificale”.

Il rapporto delle Nazioni Unite ha richiesto sanzioni mirate contro i “beni personali all’estero” di Bin Salman, a meno che non siano fornite prove per smentire il suo coinvolgimento nel crimine, e ha fornito prove che implicano il principe ereditario nell’omicidio.

Anche la Cia ha stabilito che Bin Salman era stato il mandante dell’omicidio.

Il procuratore turco ha affermato che un processo in contumacia sarà celebrato contro i 20 sospetti ma non ha indicato una data.

Il procuratore ha già emesso mandati di arresto per i sospetti, che tuttavia non si trovano in Turchia e ben difficilmente il processo potrà svolgersi.

In tutta evidenza la vicenda è squisitamente politica poiché non è pensabile che i 20 rinviati a giudizio possano essere estradati in Turchia.

Sulla sfondo anche la questione del diritto internazionale che tutela gli “agenti diplomatici” riconoscendo loro un’ampia impunità finché permane il loro status.

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